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Chiude ad Aversa il primo manicomio d’Italia, l’Opg che conobbe la fuga del boss Cutolo

Una legge del 2012 aveva disposto la chiusura degli ospedali giudiziari psichiatrici. A distanza di quattro anni, l’Opg di Aversa cessa la sua attività e verrà convertito in carcere a custodia aperta.
A cura di Valerio Barbato
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Opg Aversa

Il primo manicomio giudiziario d'Italia ha chiuso ufficialmente i battenti. L'ospedale psichiatrico di Aversa, in provincia di Caserta, era tra gli ultimi ad essere rimasti attivi in Italia e attendeva il trasferimento degli ultimi due ospiti prima di porre fine definitivamente la sua lunga storia. La sua funzione d'uso cambierà: da Opg che ospitava il dramma e la sofferenza delle persone, si trasformerà in un carcere a custodia attenuata proprio a ridosso del Tribunale di Napoli Nord.

L'ormai ex Opg aprì le porte nel 1876 con una sezione per maniaci, salvo diventare manicomi giudiziari nel 1891. Tra le sue mura cinquecentesche sono passate migliaia di persone, su tutti il boss della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo, il quale riuscì nell'impresa di una clamorosa fuga nel 1978.  A partire dal 2012, però, è arrivata finalmente la legge che ne ha disposto la chiusura e ha previsto lo spostamento dei pazienti alle cosiddette Rems, le residenze per l'esecuzione  delle misure di sicurezza. Un passaggio difficile, che nel caso di Aversa è durato quattro ben quattro lunghi anni. Ora l'ex Opg, oltre a diventare un carcere a custodia aperta con una capienza che arriva fino a 270 detenuti, potrebbe anche ospitare un progetto culturale che prevede l'istituzione dell'Archivio Storico Nazionale degli ex ospedali psichiatrici.

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