Cilento, re del cemento coi soldi della bancarotta: 5 arresti, c’è anche un carabiniere
La Guardia di Finanza di Salerno, su disposizione della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania (Salerno) ha eseguito dall'alba di oggi una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 persone, con 11 perquisizioni e il sequestro di beni per un valore stimato che supera i 10 milioni di euro. Il blitz è scattato all'alba di oggi, 28 novembre, su disposizione del procuratore Antonio Ricci del Tribunale dei Vallo della Lucania. In manette sono finiti l'imprenditore Giuseppe Bertolini, il genero Aniello Saviano e il carabiniere Ignazio Messana; sono stati invece disposti gli arresti domiciliari per i due figli dell'imprenditore, Antonio e Marianna Bertolini.
Gli indagati sono ritenuti responsabili aver costituito una sorta di società occulta, con base nel Cilento, che investiva nel settore edile i capitali accumulati con delle operazioni di bancarotta e che, grazie ad un carabiniere in servizio nella stazione di Ascea, poteva sapere in anticipo delle verifiche nei cantieri; con questo sistema un imprenditore era riuscito ad avere in pratica il monopolio nel settore edile tra Ascea e in comuni limitrofi.
Sequestrati beni per oltre 10 milioni di euro
Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, impiego di beni o utilità di provenienza illecita, intestazione fittizia di beni e corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Secondo le indagini Bertolini, usando i capitali provenienti da una precedente bancarotta, aveva nel tempo acquisito il monopolio del settore edilizio tra Ascea e le zone limitrofe, dirottando nella nuova società i soldi che invece avrebbe dovuto usare per pagare i creditori.
Nel corso dell'operazione di oggi sono stati sottoposti a sequestro preventivo 59 fabbricati, 37 terreni, un impianto di produzione di calcestruzzo con betoniere, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro.
L'amico carabiniere avvisava dei controlli nei cantieri
L'associazione per delinquere ricostruita con le indagini era di natura familistica: ai vertici c'erano Bertolini e la figlia, già arrestati per bancarotta fraudolenta nel 2013, insieme al marito della donna, mentre l'altro figlio dell'imprenditore faceva da prestanome per le varie società satellite; grazie al carabiniere arrestato, infine, il gruppo riusciva a conoscere in anticipo le mosse delle forze dell'ordine, venendo informato in tempo in caso di controlli presso i cantieri.