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Cippi di Sant’Antonio, la Prima Municipalità lancia l’allarme per il rischio roghi

Francesco De Giovanni, presidente della Prima Municipalità, lancia l’allarme in vista della notte del 17 gennaio e dei tradizioni “cippi di Sant’Antonio”. Il rischio è che i roghi possano sfuggire di mano a chi li innesca, causando danni anche consistenti. “Non vorremmo che, per questa stupida e pericolosa tradizione, ci scappi il morto”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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NAPOLI – Mancano solo poche ore alla cosiddetta "Notte dei cippi di Sant'Antonio", un appuntamento tutto napoletano in cui vengono accesi dei fuochi, i "focarazzi", in diversi quartieri del capoluogo partenopeo ed in provincia. E l'attenzione è tutta nel capoluogo campano dove, soprattutto negli ultimi anni, la "tradizione" si mescola con il vandalismo.

Già a dicembre, orde di ragazzini (spesso usati di proposito dagli adulti, soprattutto se di età non punibile dalla legge) hanno iniziato il tradizionale "saccheggio" di materiale per accendere i fuochi per il 17 gennaio. In metropolitana, addirittura, si era assistito ad interi abeti "trasportati" (illegalmente) per poter poi essere sacrificati entro un mese. Anche l'Albero di Natale della Galleria Umberto I non era stato risparmiato ma nel suo caso era stato ritrovato, anche qui "come da tradizione", nei Quartieri Spagnoli dovrebbe sarebbe poi "scomparso" in attesa del 17 gennaio.

Il rito annuale, tra sacro e profano

Non si sa quando questa "tradizione" divenne tale. Ma si sa che, a meta del Settecento, il re Carlo III di Borbone la rese "ufficiale". Inizialmente il rito si svolgeva nell'omonimo Borgo Sant'Antonio Abate di Napoli, che sorge attorno alla via che prende il nome dal santo e dove si trova la chiesa a lui dedicata, punto di passaggio che unisce Porta Capuana a Piazza Carlo III. Poi però si è diffusa rapidamente in tutti i quartieri partenopei, perdendo gran parte dello spirito religioso e che doveva onorare il santo e allontanare gli spiriti maligni, diventando quasi una tradizione profana, con orde di ragazzini in competizione tra loro per far "vincere" il proprio quartiere di appartenenza, innalzando il fuoco più alto della città.

"Già partite le segnalazioni ad Asia"

La politica, però, prova a dare risposte: da un lato, impossibile pensare di "vietare" i fuochi, dall'altro c'è però da tenere d'occhio l'ordine pubblico e la sicurezza. I fuochi, una volta accesi, rischiano infatti di propagarsi a case e strade limitrofe, e visto che chi li accende spesso non ha alcuna dimestichezza con le fiamme, i pericoli sono molti. "Da giorni stiamo segnalando ad Asia gli accumuli di materiale ingombrante, soprattutto a ridosso della zona dei Veterani, nei Quartieri Spagnoli e lungo i vicoli della Torretta", ha fatto sapere Francesco De Giovanni, presidente della Prima Municipalità di Napoli, che racchiude i quartieri di Chiaia, Posillipo e San Ferdinando, "Alcuni interventi di rimozione sono stati già effettuati e, in qualche caso, è stato necessario anche l'intervento delle forze dell'ordine vista la resistenza di alcuni gruppi di giovani".

Il rischio, ha poi spiegato De Giovanni, è presto detto: "Troppo spesso abbiamo contato ingenti danni e non vorremmo che, per questa stupida e pericolosa tradizione, ci scappi il morto, visto che tra le cosiddette baby gang si accende una vera e propria competizione di quartiere al cippo più alto". De Giovanni ha quindi chiesto l'intervento di una task force che possa garantire la sicurezza dei cittadini napoletani: sia quelli che non sono interessati dai fuochi di Sant'Antonio, sia dei semplici spettatori, sia anche di chi si prodigherà per accendere il "focarazzo" più alto.

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