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Circumflegrea al secondo posto tra le 10 peggiori linee ferroviarie d’Italia

Mentre le tariffe per i biglietti continuano ad aumentare un’indagine di Legambiente sui disagi e le carenze denunciate dall’utenza, ha individuato le dieci peggiori linee del trasporto su ferro attive in Italia. Il secondo posto nel rapporto di “Pendolaria” spetta alla campana Circumflegrea.
A cura di An. Mar.
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Attese bibliche, ritardi, corse soppresse, guasti e sovraffolamento. Questa la condizione della mobilità in Italia denunciata da Legambiente che oggi lancia la Campagna "Pendolaria 2014", presentando le peggiori linee ferroviarie selezionate sulla base di situazione oggettive e proteste da parte dei pendolari italiani, che ormai sono costretti a fare viaggi infernali per arrivare a destinazione. Al secondo posto nella classifica dell'infamia, c'è la linea Circumflegrea e non a sorpresa, se si pensa ai quotidiani tafferugli e proteste che scaturiscono dall'insofferenza dell'utenza di fronte alle gravi carenze cui è sottoposta ogni giorno. Una situazione, quella del trasporto ferroviario regionale che secondo Legambiente rispecchia quanto poco hanno fatto in questi anni Regioni e Governi e quanto le situazioni gia' critiche dei pendolari siano diventate insopportabili. Dal 2010 a oggi complessivamente si possono stimare in Italia tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale, con differenze tra le diverse Regioni ma dentro un quadro in cui diventa ogni giorno piu' difficile salire su un treno. A rendere evidente la situazione sempre più complicata che vivono i pendolari sono i tagli realizzati nelle diverse parti del Paese, con la riduzione del numero di treni lungo le linee, a cui si è accompagnato in quasi tutte le Regioni italiane un aumento delle tariffe.

"Altro che Sblocca Italia – dichiara il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini – per i pendolari il servizio, in larga parte delle Regioni, è andato peggiorando e continuerà a vedere tagli per la riduzione e l'incertezza delle risorse. Per quei tre milioni di cittadini che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare o gli studenti per raggiungere scuole e università, la situazione diventa sempre più difficile a causa di treni troppo spesso vecchi, lenti e in ritardo. Autentici drammi giornalieri si vivono sulle linee della Campania, del Veneto, del Piemonte o del Lazio. Di fronte a questa vera e propria emergenza nazionale, occorre un cambio di rotta della politica. È vergognoso – aggiunge Zanchini – che il Governo non intervenga e che gli stanziamenti erogati dalle Regioni per questo servizio siano talmente risibili da non arrivare in media nemmeno allo 0,35% dei bilanci". Infatti, come evidenzierà in dettaglio il Rapporto Pendolaria che Legambiente presenterà il 18 dicembre, rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% e le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, in larga parte dei casi non hanno investito né in termini di risorse né di attenzioni per recuperare la situazione. Fra il 2011 e il 2014 il taglio ai servizi ferroviari e' stato pari al 21% in Abruzzo e al 19% in Campania e Sicilia. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti dal 2011 ad oggi e' stato in Piemonte con +47%, mentre e' stato del 41% in Liguria, del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento.

Le dieci linee peggiori d'Italia

Ecco riportata per intero la classifica delle dieci peggiori linee ferroviarie stilata da Legambiente.

1) Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani: il sistema è composto da 3 linee che collegano la stazione Termini con Ciampino e si diramano verso Frascati, Velletri ed Albano Laziale. Il problema in comune alle tre linee e' quello di una infrastruttura vecchia e che a Ciampino diventa ad unico binario per tutte e tre le direttrici. La linea potrebbe rappresentare un'opportunità reale di mobilita' per una delle aree piu' abitate del Lazio, con un bacino potenziale di utenti del ferro di 450.000 abitanti. Ma la crisi della mobilita' pendolare nell'area romana e' diffusa su altre linee, dalla Roma-Nettuno, alla Termini-Giardinetti, alla Roma Nord-Viterbo frequentata da oltre 75.000 viaggiatori al giorno.

2) Circumflegrea: 45mila pendolari che quotidianamente si muovono tra Napoli e l'area nord-occidentale della città attraverso le linee Circumflegrea e Cumana. Sulla Circumflegrea si riscontrano problemi di sovraffollamento e ritardi, c'è poi lo stato di degrado e fatiscenza di molte stazioni, abbandonate e vandalizzate, e per buona parte sprovviste di biglietteria o di obliteratrici. Problemi analoghi li trovano i pendolari che si spostano lungo la linea Cumana, anche se la situazione è migliorata nella seconda parte dell'anno grazie all'introduzione di due nuovi treni e di uno ristrutturato. Mentre continuano i soliti problemi sulla Circumvesuviana.

3) Bergamo-Milano: nonostante i recenti potenziamenti ed i consistenti investimenti sulla linea realizzati con il quadruplicamento della tratta Milano-Treviglio e il raddoppio della tratta Treviglio-Bergamo, sui 56 km di linea i tempi di percorrenza sono rimasti gli stessi di trenta anni fa con una velocità media di 60 km/h, pessime condizioni di viaggio con carrozze sovraffollate e sporche.

4) Siracusa-Ragusa-Gela: sicuramente la linea Siracusa-Gela che collega due Province importanti, lunga 181 km, ma ancora non elettrificata e a binario unico e che vede, soprattutto, un solo treno diretto collegare le due città. I tempi di percorrenza dei treni sono simili e in alcune relazioni (Comiso-Ragusa, Pozzallo-Modica) addirittura superiori rispetto a quelli di 20 anni fa. Le biglietterie nelle stazioni sono quasi del tutto scomparse.

5) Portogruaro-Venezia: la tratta di 62 km, ha visto un calo dell'offerta di servizio per i pendolari notevole. In particolare negli orari serali, con l'ultimo treno da Venezia verso il veneto orientale alle 22.41, mentre prima delle 7.20 nei giorni festivi non si può giungere a Venezia e persistono fasce di diverse ore sprovviste di treni regionali.

6) Catanzaro Lido-Lamezia Terme: linea di 42 km a binario unico, seppur strategica nei collegamenti regionali perché unisce i versanti tirrenico e jonico della Calabria, e' stata classificata come tratta a scarso traffico e ad oggi conta 10 collegamenti al giorno (per senso di marcia) di cui solo 3 con treni regionali. Il resto e' stato sostituito con autobus.

7) Le 14 linee tagliate in Piemonte: dal 2010 a oggi sono state cancellate ben 14 linee: Santhià-Arona, Pinerolo-Torre Pellice, Cuneo-Saluzzo-Savigliano, Cuneo-Mondovì, Ceva-Ormea, Asti-Castagnole-Alba, Alessandria-Castagnole-Alba, Asti-Casale-Mortara, Asti-Chivasso, Novi-Tortona, Alessandria-Ovada, Vercelli-Casale Monferrato e Sesto Calende-Oleggio. Quest'ultima tratta fa parte della storica linea ferroviaria Luino-Sesto Calende-Novara ed e' stata soppressa senza alcun preavviso.

8) Salerno-Potenza: Anche quando i treni non subiscono soppressioni improvvise i ritardi sono all'ordine del giorno, con convogli che non raggiungono i 50 km/h di velocità di media e impiegano 2 ore e mezza per arrivare a destinazione. E con l'orario entrato in vigore un anno fa la situazione sulla linea e' peggiorata dato che sono stati soppressi alcuni treni. Non va meglio per i pendolari della Foggia-Potenza, dove le carrozze sono vecchie, senza aria condizionata e spesso con i finestrini rotti.

9) Campobasso-Isernia-Roma: Un unico binario non elettrificato tra Campobasso e Roccaravindola, per 75 km, e' la principale ragione della lentezza e inadeguatezza del servizio rendendo gli spostamenti poco efficienti, oltre a treni in larga parte vecchi. Nel 2013 sono state chiuse le biglietterie a Isernia e a Campobasso. Dei tanti pendolari che si muovono tra Campobasso e Roma molti di quelli che vorrebbero farlo in treno sono costretti a prendere l'auto.

10) Cremona-Piacenza: dalla fine del 2013 tutti i treni della Cremona-Piacenza sono stati soppressi e sostituiti con autobus. Una decisione clamorosa vista l'importanza di una linea elettrificata che costituiva una valida alternativa per gli spostamenti tra due capoluoghi di Provincia di due Regioni ricche come Lombardia e Emilia. I tempi di percorrenza dei bus sostitutivi sono superiori di 20/30 minuti rispetto a quelli del treno, ne impiegano 50 rispetto a nemmeno mezz'ora con il treno, andando di fatto a peggiorare enormemente le condizioni di viaggio dei pendolari.

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