Il sindaco Luigi de Magistris dice che il Comune di Napoli non finirà in dissesto, nonostante la stangata della Corte Costituzionale sul bilancio. E subito dopo chiede, quasi implora, una legge Salva-Napoli. La legge forse arriverà e per non aver dichiarato dissesto subito De Magistris costringerà i napoletani a tenere le tasse (rifiuti, casa) al massimo possibile, fino all'anno 2050.
Nel 2021 a Napoli ci saranno le Elezioni Comunali per chiudere la fase De Magistris: chi deciderà di candidarsi a sindaco della città erediterà un disastro per certi versi peggiore di quello del 2011. Quando l'ex pubblico ministero con la bandana arrivò con la sua ‘rivoluzione arancione' uno dei perni della sua campagna elettorale fu la lotta al Partito Democratico («apriamo le finestre facciamo uscire il puzzo del compromesso dal Palazzo»). Il secondo perno fu: rivoluzioneremo tutto. Col Pd oggi c'è mezzo patto per le Elezioni Suppletive, sulla rivoluzione tanto si è scritto. Di certo per ora abbiamo una sentenza della Corte Costituzionale che mette nero su bianco una situazione drammatica, una sfiducia ai massimi livelli verso la macchina comunale; abbiamo due società partecipate, la Napoliservizi e l'Anm, sulla quale presto si scateneranno gli appetiti delle aziende private, interessate a spacchettarle.
E in tutto questo, politicamente nell'ultimo decennio Napoli è stata messa ai margini, complice un sindaco incapace di creare un cordone istituzionale bipartisan. «Continueremo nella strada ostinata e contraria di voler far prevalere diritti e giustizia» comizia De Magistris. Egli in realtà, non ha numeri romani da chiamare nella sua rubrica: se qualcosa si muoverà a favore di Napoli sarà soltanto per accelerare la chiusura di questa fase.