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Concorsi truccati per la Guardia di Finanza: 40mila euro per un posto

Le indagini della Procura Partenopea hanno portato all’arresto di due finanzieri implicati in episodi di corruzione e truffa riguardanti anche il concorso per Allievo Maresciallo.
A cura di An. Mar.
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Due arresti, tre ordini di arresti domiciliari, un totale di cinque indagati nel provvedimento, disposto dal Gip del Tribunale di Napoli, che riguarda tre episodi di truffa e corruzione nel corpo della Guardia di Finanza. I reati accertati  dalla Procura della Repubblica partenopea sono quelli di millantato credito, corruzione e rivelazione del segreto d'ufficio. Tra i destinatari delle misure cautelari in carcere c'è il Maresciallo Capo della Guardia di Finanza  Bruno Corosu. Il sottufficiale in servizio presso il G.T.C.O. di Napoli è coinvolto insieme a Ciro Del Giudice (già appartenente al citato Corpo) in un episodio di truffa. I due avevano accettato la somma di 40mila euro (rispetto la somma complessiva concordata di 55mila) dal padre di un candidato al fine di favorire per quest'ultimo il superamento delle prove per il concorso Allievi Marescialli della Guardia di Finanza per l'anno 2014. I due indagati sono riusciti a farsi consegnare dal padre del candidato la cospicua somma di danaro, prospettando la possibilità di intervenire presso la Commissione del concorso pubblico.

La seconda vicenda, relativa a fatti di presunta corruzione, vede coinvolti ancora una volta lo stesso Bruno Corosu e i fratelli Salvatore e Andrea D'Emilio, imprenditori napoletani operanti nel settore della vigilanza privata. Le indagini hanno permesso di svelare l'esistenza di un "pactum sceleris" stabile e permanente: infatti, il Maresciallo si era impegnato a porre a disposizione degli imprenditori i propri poteri istituzionali e a compiere una serie di atti volti a favorirli, ottenendo in cambio l'erogazione di favori, soprattutto in relazione al rapporto di lavoro dei suoi fratelli, entrambi dipendenti di imprese di vigilanza dei D'Emilio.

L'ultima vicenda, anch'essa relativa a fatti di presunta corruzione e rivelazione del segreto d ‘ufficio, vede coinvolti i fratelli D'Emilio e un dipendente pubblico, Nicola Guarino, in servizio presso la "Scuola Nazionale dell'Amministrazione" di Caserta. Le attività investigative hanno permesso di accertare l'esistenza di un accordo corruttivo in forza del quale il dipendente pubblico, per anni, ha sostanzialmente asservito la propria funzione agli interessi privati dei D'Emilio, non esitando anche a rivelare segreti d'ufficio, chiedendo e ottenendo in cambio l ‘assunzione, con annesso trattamento di favore, del figlio presso una società riconducibile ai due imprenditori napoletani.

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