Contrae l’epatite C dopo una trasfusione ed infetta il marito: condannato il Ministero

Lei contrae l'epatite C in seguito ad una trasfusione di sangue durante un ricovero: poi, ignara di tutto, contagia anche il marito. Adesso però, per questa assurda vicenda, è arrivata una condanna per il Ministero della Salute, riconosciuto colpevole dal Tribunale di Aversa di non aver controllato le sacche di sangue infette. Una sentenza che ovviamente non attenua il dolore di marito e moglie, costretti a fare i conti con i danni irreversibili causati dall'epatite C. La vicenda risale al maggio 1987, quando la donna era ricoverata presso la casa di cura Santa Maria della Salute di Santa Maria Capua Vetere. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, la donna fu sottoposta ad una trasfusione di sangue infetto, e così, senza saperlo, contagiò a sua volta il marito.
Solo nel 2011 la vicenda venne fuori, quando cioè l'uomo scoprì di effetto affetto da questo particolare tipo di malattia e che la trasmissione era avvenuta proprio attraverso la moglie. Il Ministero della Salute è stato così condannato e dovrà risarcire la coppia che aveva presentato in prima istanza la richiesta di poter usufruire della Legge 210/92, che prevede un indenizzo proprio in favore di coloro abbiano contratto l'epatite e l'HIV attraverso trasfusioni di sangue, vaccinazioni obbligatorie e somministrazione di emoderivati. Proprio il diniego di quest'ultimo ha fatto sì che la coppia si rivolgesse ad un avvocato, Maurizio Albachiara, per ottenere il riconoscimento ad un risarcimento. "Dopo otto anni di battaglia, finalmente il Ministrero della Salute ne è uscito soccombente. Il rammarico sta nel fatto che adesso per la liquidazione delle somme dovremmo attendere l’esito del giudizio di ottemperanza al giudicato", ha spiegato l'avvocato dei due coniugi dopo la sentenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.