Detenuta esce dal carcere per assistere i figli. Il pm: no ai domiciliari
Tre volte a settimana una detenuta esce dal carcere di Pozzuoli per tornare a casa dai suoi figli. Nonostante il suo sia un reato ostativo da luglio 2019, il lunedì, il mercoledì e il venerdì, dalle 15.00 alle 17.00, può correre a casa, prima scortata e poi successivamente accompagnata da un parente, perché i suoi bambini sono malati. I piccoli sono affetti da Emofilia di tipo A e data la delicatezza delle terapie e la tenera età dei pazienti, anche il Magistrato di Sorveglianza ritiene opportuno che la madre li aiuti a essere più collaborativi. Terminate le cure, la donna rientra in carcere per scontare la sua pena. Un permesso, quello concesso alla detenuta, che con l'emergenza Coronavirus diventa un caso. Perché l'ingresso è l'uscita dall'istituto possono essere imprudenti, ma al contempo c'è l'esigenza di salvaguardare la salute dei figli, che hanno meno di 10 anni. Questo spinge il Magistrato di Sorveglianza a una nuova concessione, pochi giorni fa il 23 marzo. Uscire e rientrare da un istituto penitenziario, in piena emergenza Covid -19, significa esporsi a un possibile contagio, ma anche quindi portare potenzialmente il virus all'interno del carcere. La soluzione sarebbe quella di fruire di un "permesso di necessità prolungato" nella sua casa in regime di detenzione domiciliare. Una prospettiva che sarebbe suggerita anche dalla Direzione della Casa Circondariale di Pozzuoli nel G.O.T. del 18 marzo.
Il permesso di necessità sarebbe dovuto durare fino al 30 aprile, con eventuali proroghe o revoche anticipate a seconda del protrarsi o meno dell'emergenza nazionale del Coronavirus. Ma nel momento in cui gli atti vengono trasmessi al Pubblico Ministero non arriva il visto per l'esecuzione del provvedimento, ma un reclamo. La storia, raccontata dal Garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello, ora attende il suo epilogo. «Resto stupito da questa interpretazione che dà un Pubblico Ministero su un Giudice di Sorveglianza», commenta il Garante a Fanpage.it. «Dimentica forse il P.M. che esistono sentenze che vanno incontro anche a detenuti, come in questo caso specifico con un reato ostativo, che prevedono che le madri con figli con età inferiore ai 10 anni possono ottenere questo tipo di detenzione domiciliare. La burocratica interpretazione del Pm non tiene altresì conto del bene comune». La detenuta, assistita dall'avvocato Andrea Scardamaglio, ora dovrà attendere che sia fissata l'udienza al Tribunale di Sorveglianza.