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Covid 19

Covid-19 a Napoli, parla il titolare dello studio d’avvocati: “Vi racconto come sono andati i fatti”

Il titolare dello studio d’avvocati racconta come sono andate davvero le cose: “Il mio dipendente è dovuto andare di persona al pronto soccorso perché ai numeri d’emergenza nessuno rispondeva” e attacca De Luca “è grave quello che ha detto”
A cura di Salvatore Garzillo
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Parla al telefono dalla sua camera da letto dove è in quarantena. Non siamo nel profondo nord, stavolta il presunto contagiato è a Napoli. Lo stimato avvocato (che preferisce restare anonimo) è a capo di uno studio molto noto che per una volta non si trova al centro dell'attenzione per risultati professionali ma per quelli del test sul coronavirus. Lui, frenetico da sempre e abituato a muoversi come una trottola, è già stanco del riposo forzato ma non ha ancora perso il senso dell'umorismo e racconta a Fanpage.it cosa è successo.

"Se l'argomento fosse il superenalotto stai tranquillo che non avresti chiamato me. E invece eccoci qui alle prese col coronavirus, in esclusiva. La cosa incredibile è che il governatore De Luca ci ha attaccati in maniera infima dandoci degli untori e ripetendo che siamo stati degli irresponsabili. Ha detto che per colpa di questo avvocato il virus si è propagato a Napoli. Ha detto che per 6 giorni è andato in giro col virus, è andato in tribunale come se niente fosse. Lo ha detto pubblicamente eh, mi sembra una cosa molto grave".

E invece come è andata?

"Venerdì scorso il mio collega è tornato da Milano dopo impegni lavorativi. Stava bene, nessun sintomo fino a martedì. Poi mercoledì, alle 7.30, mi ha chiamato dicendo che aveva la febbre ed era spaventato".

Comprensibile. A quel punto l'emergenza era già scoppiata in termini sanitari e mediatici

"Allora gli ho consigliato di andare a fare il test. Ed è stato quello il suo "errore": che è andato. Si è presentato al Cotugno, ha fatto il test e già al pronto soccorso gli hanno detto che lui e la moglie avrebbero dovuto mettersi in quarantena. Questo mercoledì".

Come è arrivato in ospedale?

"Da solo. Lui avrebbe voluto che andassero a prenderlo ma ha chiamato il 112 e l'ha rimbalzato al 118, poi al 1500 non ha risposto nessuno, al centralino dell'Asl non sapevano che fare. Ha preso l'auto ed è andato da solo. Dopo il controllo è tornato, si è messo in quarantena e ha preso del paracetamolo".

Cosa hanno detto all'ospedale?

"Inizialmente non volevano fargli il test perché prima di andare aveva preso del paracetamolo e quando si è presentato aveva 36 e mezzo e gli hanno detto ‘ma tu che vuoi, che non hai la febbre e non hai i sintomi?'. A quel punto lui ha insistito. Poi abbiamo atteso tutti la risposta".

Come gliel'hanno comunicato?

"L'Asl ha detto di aver inviato persone a casa ma non è vero. Successivamente hanno corretto il tiro dicendo di aver citofonato ma anche questa è una bugia. Hanno chiamato la sera, come hanno fatto con me, ma lui dormiva e non ha risposto. Il giorno dopo ha chiamato lui l'Asl per chiedere i risultati ma nessuno li conosceva. Nel dubbio è rimasto In quarantena".

E arriviamo a giovedì

"Non avendo certezze, alcuni colleghi vanno in tribunale. Non arrivando la risposta della positività abbiamo deciso di chiudere lo studio e inviare una pec a tutti gli iscritti della corte d'appello dicendo che non potevamo fare udienze. Il venerdì, con lo studio chiuso, tutti i componenti dello studio siamo andati tutti a fare il test. Ecco il nostro senso di irresponsabilità, come dice De Luca".

Quindi lei è chiuso in casa

"Sì sono in quarantena. La cosa più ridicola è che oggi mi è arrivata una pec dal consiglio dell'ordine (che comunque ha preso le nostre difese) nella quale si chiede, per ordine della corte d'appello chiamata dal ministero, di inviare una pec alla Protezione civile con i nomi dei positivi".

Questa informazione non dovrebbe essere inviata dalla Regione?

"Esatto, ma questo dimostra l'inefficienza del sistema. Quindi se uno è ammalato grave, deve staccarsi dal tubo della rianimazione e mandare la pec alla Protezione civile?"

Ma lei come sta?

"Ah guardi la salute benissimo al momento, è l'umore il problema. Ci stanno facendo passare per untori e questo ha gravi ripercussioni sul lavoro. Siamo finiti nella gogna per il nostro senso di responsabilità quando abbiamo fatto di tutto per contenere il problema. Se il mio collega si fosse accontentato del miglioramento dopo il paracetamolo, se non avesse insistito per fare il test, nessuno avrebbe saputo nulla".

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