Il sindaco di Prodica: ‘La caccia agli untori è più pericolosa del Coronavirus’
"Prima erano i procidani che venivano dal nord. Poi i marittimi che sbarcavano dall'estero. Quindi le famiglie che erano state fuori in vacanza". Comincia così il post su Facebook di Dino Ambrosino, sindaco di Procida, che anche oggi, per l'ennesima volta, ha raccolto le segnalazioni preoccupate di alcuni cittadini, che ormai temono il contagio non appena vedono aggirarsi tra le strade dell'isola qualcuno arrivato dalla terraferma. Ma le istituzioni, assicura il Primo Cittadino, stanno facendo di tutto per contenere i rischi e non è il momento di scatenare una caccia agli untori.
Un lungo post, quello del Sindaco, in cui è impossibile non leggere anche una nota di amarezza nel constatare la mancanza di fiducia per tutti gli sforzi messi in campo sia dalla sua amministrazione sia, chiaramente, dagli altri suoi omologhi nelle altre città. E nel testo Ambrosino passa in rassegna tutte le situazioni che, in questi giorni, erano state al centro di allarmi: "le disinfezioni delle scuole, gli avvocati che sono stati in tribunale, gli ischitani che frequentano le nostre classi, le maestre procidane che insegnano a Ischia. I lombardi nei nostri taxi e i cinesi nei loro negozi".
L'ultima segnalazione riguarda dei turisti che qualcuno ha subito fotografato per poi pubblicare lo scatto su Facebook. "Oggi invece il problema sono gli asiatici che girano per le nostre strade – scrive il Sindaco – come superi un ostacolo, c'è già chi è concentrato su quello successivo. Poteva mai bastare la chiusura della scuola a placare gli animi? no, siamo già oltre. Di questo passo la comunità non la distrugge il virus, ma il sospetto degli uni contro gli altri"
Ambrosino poi elenca le misure che sono state prese per ridurre i rischi, dall'applicazione dei protocolli, al controllo sugli sbarchi, alle verifiche che vengono effettuate negli aeroporti sui documenti e le provenienze. "Se non c'è un minimo di affidamento alle Istituzioni del Paese, a chi sta impegnando le proprie energie per la gestione della crisi – conclude Ambrosino – se non c'è un po' di fiducia degli uni verso gli altri, nessuna risposta sarà mai sufficiente".