Cosa c’è nella calza della Befana: la verità sulle offerte da tre pezzi a un euro
Mancano poche ore all'Epifania, il countdown è già quasi finito.Questa è la sera delle bancarelle dei dolci e delle caramelle, dei ritardatari in fila fino a notte fonda per riempire la calza per i bambini. E, soprattutto, la sera delle offerte più convenienti (e per certi versi inspiegabili) dell'anno: il "tre pezzi a un euro" è diventato la regola, ma c'è anche chi azzarda un "quattro pezzi a un euro" su decine di prodotti, compresi gli snack famosi. Ma come è possibile che i dolci, che solitamente vengono venduti tra i 50 e gli 80 centesimi almeno, per la notte della Befana vengano quasi regalati a 30 e 25 centesimi? quale costo si abbatte per rendere possibile questo risparmio?
Escludendo chi lavora onestamente e decide di avvicinare pericolosamente allo zero il margine di guadagno, attirando i clienti coi prezzi molto bassi e puntando sulla quantità, i modi di risparmiare sarebbero quattro, e non tutti legali.
Merce prossima alla scadenza
Il primo sistema, quello anche più intuitivo, è quello del "fuori tutto" per scadenza prossima: sulle bancarelle ci finiscono gli snack con una data di scadenza troppo vicina, che sarebbero difficili da smaltire nei canali normali di vendita e che rappresenterebbero una perdita. Si tratta, è bene sottolinearlo, di prodotti buoni e assolutamente non pericolosi.
Importazione parallela
Fateci caso: spesso i prodotti venduti con la formula del "tre pezzi a un euro" riportano indicazioni in lingue straniere, in particolare tedesco e spagnolo. Il motivo è semplice: sono prodotti destinati a quei mercati, e che non sono vendibili su quello italiano, dove la legge impone che le indicazioni sulla merce siano scritte in italiano.
I carichi "esteri" vengono comprati in grandi quantità in zone dove la tassazione è favorevole e immessi sul mercato italiano illegalmente; in questo modo il costo che si abbatte è quello delle tasse, che verranno versate sul venduto ma che non sono state pagate al momento dell'acquisto.
Prodotti destinati alla grande distribuzione
Con questo sistema, invece, quello che diminuisce sensibilmente è il prezzo netto di acquisto. C'è bisogno, spiegano fonti investigative, di un aggancio nella grande distribuzione, che con qualche stratagemma faccia uscire la merce senza registrare che la vendita è stata fatta ad un privato. I prodotti vengono acquistati direttamente nei depositi dei fornitori attingendo dai carichi che andrebbero distribuiti ai supermercati. I quantitativi sono enormi: si caricano direttamente i tir, si fa manbassa di tutto quello che ha un mercato.
In questo modo il prezzo di acquisto è quello che viene applicato anche ai supermercati: basta aggiungere un minimo rincaro per garantirsi il guadagno e stracciare la concorrenza. E ci guadagna anche il direttore del magazzino che ha concluso la vendita, che per questo passaggio prende una "stecca".
Prodotti rubati per la calza della Befana
L'ultimo sistema, che non manca mai quando si tratta di vie "parallele", è quello del furto: nel circuito legale viene inserita anche la refurtiva. Carichi di prodotti facilmente smerciabili, in questo caso alimentari e nello specifico dolci, che vengono rubati nel corso dell'anno e che finiscono poi sulle bancarelle o vengono rivenduti sottobanco ai negozi compiacenti.
I Nas alla ricerca dei temporary store di dolci
I carabinieri del Nas, nel periodo natalizio e in quello dell'Epifania, sono alla ricerca dei negozi abusivi di dolciumi che spuntano nelle zone periferiche della città, in special modo nei complessi di edilizia popolare. Alla stregua dei "temporary store", vengono aperti in pochi giorni e il loro ciclo dura al massimo una settimana, con l'obiettivo di smaltire un grosso carico di merce.
Negli interventi passati i militari hanno scoperto che negozi del genere erano stati aperti a Napoli Est e nel centro di Napoli sfruttando dei "bassi" affittati per trasformarli in piccole rivendite abusive.