Che significa “bucchinamente”, la parola spedita all’Accademia della Crusca

Chissà che dopo "petaloso" anche "bucchinamente" entri a far parte del vocabolario italiano, superando i confini regionali e diventando un termine di uso comune. A Napoli e in Campania è infatti ormai diventato un cult: Facebook e Twitter sono invasi dall'hashtag #bucchinamente e personaggi noti e gente comune non possono più fare a meno di usarlo nel gergo quotidiano. Una parola che fino a pochi giorni fa nemmeno si sapeva esistesse e che ora si prepara a invadere tutta Italia.
Ufficialmente non esiste una spiegazione precisa di cosa significhi "bucchinamente". Tra i primi che hanno provato a dare una spiegazione del famigerato termine è stata la pagina Facebook "La parlata Igniorante": "Bucchinamente" sarebbe un avverbio, da usare come neologismo di "furbescamente", per indicare una azione o una intenzione che rivela astuzia e sagacia. Oppure, in maniera impropria, potrebbe essere considerata una espressione di compiacimento o approvazione in seguito a manifestazioni di perspicacia. All'Accademia l'ardua sentenza.
Come è nato il fenomeno "bucchinamente"?
A far conoscere al mondo questa parola per prima è stata una simpatica signora, tra le protagoniste di uno degli ultimi video del giornalista di Fanpage.it Luca Iavarone che, in occasione della Festa della mamma 2016, ha fatto uno scherzo alle genitrici partenopee. "Il Governo ha abolito la festa della mamma perché i giovani in Italia sono troppo mammoni". La sua reazione (al minuto 03:05) ha fatto immediatamente il giro del web.
La richiesta all'Accademia della Crusca
Tanto è stato il successo inaspettato di "bucchinamente" che lo stesso Luca Iavarone a furor di popolo ha inviato personalmente all'Accademia della Crusca una richiesta scritta di inclusione della parola nel vocabolario italiano. Il giornalista aveva infatti promesso che se avesse raggiunto 1000 "mi piace" su Facebook ad un post dedicato al neonato termine avrebbe portato a termine questa missione. E, a dire la verità, non ci è voluto molto. La domanda è stata regolarmente spedita via posta a Firenze. Ora si aspetta con ansia la risposta degli esperti e custodi della lingua italiana. D'altronde, la stessa Accademia aveva detto al bimbo che ha inventato la parola "petaloso": "Non sono gli studiosi a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti) allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario". Per cui, c'è da ben sperare. Alla Crusca l'ardua sentenza.