Crollo di Torre Annunziata: 14 rinvii a giudizio per le 8 persone morte sotto le macerie
A poco meno di un anno dal 7 luglio del 2017, quando una palazzina crollò lungo la Rampa Nunziata a Torre Annunziata, 14 persone sono state rimandate a giudizio dal gup del tribunale del comune a sud del golfo di Napoli. Nel crollo persero la vita otto persone, di cui due i bambini, rimasti intrappolati sotto le macerie all'alba. In pochi istanti hanno perso la vita Giacomo Cuccurullo, Adele Laiola e il figlio Marco Cuccurullo, la signora Giuseppina Aprea, Pasquale Guida e Anna Duraccio, e i loro figli piccoli Francesca e Salvatore. Gli indagati sono accusati a vario titolo di crollo colposo, omicidio colposo e falso in atto pubblico.
Secondo quanto ricostruito dall'accusa, ed emerso già nelle ore successive alla tragedia, il crollo sarebbe da imputare a dei lavori di ristrutturazione avvenuti in un appartamento al secondo piano. Lavori mai autorizzati e che avrebbero irrimediabilmente compromesso la stabilità dell'edificio, come segnalato da alcune crepe comparse in più punti. Segnali d'allarme che non hanno portato però allo sgombero dell'edificio.
La requisitoria del pm ha puntato il dito non solo contro le responsabilità di Gerardo Velotto, proprietario dell'appartamento in cui si sono svolti i lavori finiti sotto accusa, ma anche sulla catena di mancati controlli e sulla superficialità (o il dolo) di chi ha diretto i lavori ed effettuato sopralluoghi, che non avrebbe potuto non notare le criticità della struttura. Sotto accusa anche l'amministratore del palazzo, che avrebbe dovuto pretendere che i lavori fossero autorizzati. L'unica licenza edilizia poi rilasciata per la struttura parla di una villetta bifamiliare e risale al 1958, per questo sono stati coinvolti anche alcuni ex proprietari che avrebbero dichiarato il falso.