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Crollo ponte Morandi a Genova

Crollo ponte Genova, i familiari dei ragazzi di Torre del Greco: “Un monumento per i nostri figli”

“Abbiamo apprezzato la vicinanza dell’amministrazione ma chiediamo un impegno preciso: che i nostri figli, i figli di Torre del Greco, siano ricordati con un monumento nel nostro cimitero”. A parlare è Francesco Esposito, papà di Gerardo, uno dei quatto ragazzi morti nel crollo del ponte Morandi di Genova. Lo scorso sabato migliaia di persone hanno salutato tra rabbia e dolore Giovanni Battiloro, Gerardo Esposito, Matteo Bertonati e Antonio Stanzione.
A cura di Valerio Renzi
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"Abbiamo apprezzato la vicinanza dell'amministrazione ma chiediamo un impegno preciso: che i nostri figli, i figli di Torre del Greco, siano ricordati con un monumento nel nostro cimitero. C0sì farebbe della tragedia un monito visibile a tutti. Un monumento che ricordi una tragedia dello Stato, come avvenuto ad esempio per il Moby Prince, il traghetto bruciato al largo di Livorno e nel quale persero la vita sette nostri concittadini". Questa è la richiesta avanzata da Francesco Esposito, il papà di Gerardo uno dei quattro torresi morti nel crollo del ponte Morandi a Genova, al sindaco del comune dell'hinterland napoletano Giovanni Palomba. Le parole dell'uomo sono state riportate dal Secolo XIX. Esposito parla a nome anche dei familiari degli altri ragazzi che viaggiavano con il figlio, Giovanni Battiloro, Matteo Bertonati e Antonio Stanzione), che hanno trovato la morte mentre viaggiavano in direzione della Francia. I quattro amici, che avrebbero dovuto trascorrere le vacanze tra il sud della Francia e Barcellona, sono tra le 43 vittime accertate del crollo che ha scosso l'Italia. Lo scorso sabato, a Torre del Greco, si sono tenuti i funerali. A dare l'ultimo saluto a Giovanni, Matteo, Antonio e Francesco migliaia di persone. I familiari hanno rifiutato i funerali di Stato, preferendo piangere i loro cari assieme agli amici e ai loro concittadini.

"Ma perché sono morti? Sono vittime della natura? No. Sono vittime di malattie? No. Sono vittime di imprudenza? Neanche, erano rispettosi delle regole. Sono vittime del destino? Ma quale destino, il destino non esiste, siamo liberi di fare le nostre scelte", è stato il duro j'accuse del cardinale Vincenzo Sepe che ha officiato la cerimonio. "E' giusto allora chiedersi perché siano morti, non per giustizialismo o sensazionalismo, ma per rispetto della famiglia e amore di verità. Vogliamo sapere perché sono morti, ogni vita è sacra e va difesa, rispettata, tutelata e con loro non è stato fatto: non si può morire per negligenza, incuria, superficialità, burocratismo. Questa è violenza contro le persone, contro la società", ha incalzato ancora Sepe. Le parole dell'arcivescovo di Napoli hanno fatto da eco a quelle, durissime, pronunciate da Roberto, il papà di Giovanni Battiloro: "Mio figlio è stato ammazzato, vittima di un destino beffardo ma anche di chi non ha pensato che su quel ponte potevano esserci dei figli di gente oggi disperata. Mio figlio non è morto, è stato ammazzato. Lo Stato non ha saputo tutelarlo".

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