Da De Luca a De Luca: la storia infinita delle Fonderie Pisano
Le Fonderie Pisano sorgono a pochi metri dal letto del fiume Irno, nella zona di Fratte a Salerno. Un tempo il fiume costeggiava la fabbrica, ma negli anni ottanta l'azienda si estese costruendo oltre la carreggiata di via dei Greci un deposito, proprio a bordo del fiume. Gli operai che attraversano la strada per passare dal deposito alla fonderia sono ricoperti di polvere nera. Gli si appiccica in faccia, sulle tute da lavoro e sulle mani. La storia di questa fabbrica nasce con il boom economico degli anni sessanta, quando nel nostro paese "sviluppo" e "benessere" erano legati alla costruzione delle grandi fabbriche: acciaierie, industrie chimiche, fonderie, raffinerie, impianti che portavano "lavoro".
Due sentenze di condanna per danno ambientale
Le battaglie per chiedere la fine dell'inquinamento cominciano negli anni ottanta quando le famiglie del circondario attribuiscono alle attività della fabbrica l'aumento delle morti per tumore e malattie respiratorie . "Credo che dobbiamo imboccare la via giusta cioè che l’azienda si adegui alle prescrizioni di carattere sanitario e ambientale prendendo poi necessariamente la strada della delocalizzazione" parole di Vincenzo De Luca del 9 marzo scorso. Il presidente della Regione, ex sindaco di Salerno per un ventennio, conosce molto bene la vicenda delle Fonderie di Fratte e le sue parole suonano terribilmente simili a quelle pronunciate nel 2006. L'allora amministrazione comunale guidata da De Luca raggiunse un accordo con la famiglia Pisano: delocalizzazione della fabbrica in cambio delle concessioni edilizie residenziali e commerciali sui terreni che sarebbero stati lasciati liberi dallo stabilimento. Ma niente, dopo dieci anni e ben due mandati al Comune di Vincenzo De Luca, le fonderie sono ancora lì a due passi dall'Irno. Nel marzo 2007 il Tribunale di Salerno con la sentenza N.415/2007 condanna i proprietari per l'inquinamento prodotto dallo stabilimento, il processo si chiude con un patteggiamento per il danno ambientale, una multa di poche migliaia di euro pagata dalla famiglia Pisano. L'Agenzia Regionale per l'Ambiente della Campania – ARPAC – della sezione di Salerno non riscontra anomalie o sforamenti. Il 3 febbraio 2015 un secondo processo per danno ambientale, sempre legato allo sversamento delle acque reflue si conclude con una multa da 800 euro per i proprietari delle fonderie.
La riapertura lo scorso 9 marzo
In tempi recenti ad intervenire non è più la sezione dell'ARPAC di Salerno ma quella di Caserta, che ha svolto anche le analisi nella Terra dei Fuochi, a disporlo è la magistratura a cui continuano ad arrivare denunce e ricorsi da parte dei comitati ambientalisti e dei residenti della zona. Le analisi si concludono il 26 febbraio scorso e raccontano di diverse criticità ambientali riscontrate nello stabilimento delle Fonderie Pisano. Il presidente della Regione Campania, l'ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, emette un provvedimento di sospensione temporanea delle attività. I comitati del territorio esultano, ma lo scorso 9 marzo da Palazzo Santa Lucia arriva il via libera per riprendere le attività produttive. È a quel punto che gli attivisti dei comitati si riversano ai cancelli dello stabilimento. Martina Marraffa 30 anni, un padre ed uno zio morto di tumore, pianta le tende e si accampa davanti allo stabilimento. Sono stanchi di vedere i loro cari morire e di attendere che venga diagnosticato un tumore anche a loro. Ma al presidio permanente precisano: "Noi chiediamo che l'azienda venga spostata e il lavoro degli operai venga salvaguardato, non si deve perdere il lavoro, ma questi veleni devono andare via di qui". La delocalizzazione, come dieci anni fa, con un ex sindaco che è diventato governatore e propone la stessa soluzione che non è riuscito a realizzare in passato.
a cura di Antonio Musella e Peppe Pace