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Da Insurgencia all’ex-OPG: Facebook chiude le pagine napoletane che sostengono i curdi

Chiuse le pagine Facebook di Insurgencia e dell’ex OPG-Je so’ pazzo. Lo hanno denunciato gli stessi attivisti dei movimenti, spiegando che il motivo di tale oscuramento da parte di Facebook sono “i contenuti riguardanti ciò che sta accadendo nel nord-est della Siria”. Anche altre pagine sono state oscurate nelle ultime ore, così come i post pro-curdi e anti-Erdogan.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La manifestazione pro-curdi dello scorso 12 ottobre a Napoli.
La manifestazione pro-curdi dello scorso 12 ottobre a Napoli.

Chiuse le pagine Facebook di Insurgencia e dell'ex OPG-Je so' pazzo. Nelle ultime ore, c'è stato un vero e proprio "shutdown", una chiusura improvvisa, delle pagine che negli ultimi giorni hanno difeso la causa dei curdi e attaccato duramente il comportamento della Turchia di Erdogan che ha invaso le regioni del nord della Siria, causando l'esodo di massa di civili curdi che da millenni popolano quelle regioni. Non solo quelle napoletane, ma anche altre pagine di tutta Italia, come quella del Partito Democratico della provincia di Lecco e quella di Milano in Movimento, oltre ad altre non appartenenti a schieramenti politici ben definiti: di fatto, agli occhi degli utenti sembra una vera e propria "serrata" contro i sostenitori della causa curda.

"Potete chiuderci le pagine, oscurarci i profili, rimuovere ogni contenuto che da fastidio al sicario di Ankara, ma non impedirete mai alla verità di essere raccontata", ha commentato Eleonora De Majo, consigliera comunale di Napoli e da sempre vicina agli ambienti di Insurgencia. Dal canto loro, anche gli attivisti di Insurgencia hanno spiegato, attraverso la pagina "Mezzocannone Occupato", cosa sia accaduto alla loro pagina. "Come avvenuto ad altre pagine nei giorni scorsi, è stata oscurata. Il motivo, i contenuti riguardanti ciò che sta accadendo nel nord-est della Siria". Situazione che, nel frattempo, non accenna a migliorare in Medio Oriente: nonostante una tregua di cinque giorni, l'esercito turco avanza in tutto il nord della Siria, con l'obiettivo ormai neanche più tanto nascosto di far sì che il territorio del Rojava, la regione che delimita il confine tra Turchia e Siria, e che è a schiacciante maggioranza curda da millenni, perda molta di questa presenza, costringendo i curdi a lasciare la regione e spingersi verso sud, indebolendo così anche la popolazione curda che vive in Turchia stessa e che Ankara non riconosce neppure come tale, definendo da sempre i "curdi" come "turchi delle montagne".

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