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Opinioni

Da Luigi De Magistris solo battute anti-Salvini ad ogni sparatoria di camorra

Qualcuno spieghi a Luigi de Magistris che quella fascia tricolore che ha in petto non serve solo a celebrar matrimoni. È un sindaco, rappresenta Napoli: non deve limitarsi a piagnucolare chiedendo soldi, militari, poliziotti e carabinieri o usare le vicende di camorra per attaccare il ministro che non gli piace (ovvero Matteo Salvini). Dopo quasi 10 anni di amministrazione possiamo dire che la camorra non ha fatto un solo passo indietro e continua a controllare Napoli indisturbata. E chi non lo ammette o in città ci viene in visita ogni anno o è in malafede.
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Da anni la "questione criminalità" (una delle tante) a Napoli è un rimpallo fra il governo nazionale e gli enti locali a fare di più. Tuttavia dal 2011, ovvero da quando Luigi de Magistris è sindaco, c'è stato un "salto di qualità". Il primo cittadino appena sente parlare di camorra rimette un disco che ormai dopo quasi un decennio è consumato. Le parole sono sempre le stesse «grazie a carabinieri e la polizia, il governo ci dia più forze dell'ordine». Da quando la Regione Campania ha finanziato la videosorveglianza, siccome Vincenzo De Luca e De Magistris non si parlano, quest'ultimo non parla più dell'importanza delle telecamere. E poi da quando Matteo Salvini è ministro dell'Interno ogni episodio di criminalità è diventato un possibile attacco politico.

Con la sparatoria e il ferimento della bambina in piazza Nazionale De Magistris ha aggiunto anche un po' misticismo al generatore di frasi a casaccio sulla malavita a Napoli: ora invoca anche "il pensiero e la preghiera del popolo napoletano", manco fosse il Papa all'Angelus. Lunedì sarà il giorno in cui il sindaco pubblicherà su Facebook il suo solito lungo monologo scritto sulla città. Cosa farà? Lo userà per attaccare nuovamente il ministro, ignorerà per quanto altro tempo ancora che il Comune pur non avendo competenze sulla camorra ne ha milioni sulla legalità e che non basta mandare avanti la solita Alessandra Clemente e farla studiare da candidato sindaco ma forse ammettere una verità che non sfugge, nemmeno ai "milioni di turisti" che affollano la città (e chissenefrega se poi la gente rischia di morire così?): Napoli è rimasta preda della camorra e non riesce ad uscirne. Responsabili sono tutti, nessuno escluso: quella fascia tricolore, qualcuno glielo spieghi ancora una volta, non serve solo a fare cortei o celebrar matrimoni. Deve rappresentare Napoli  anche nelle avversità. E nel caso chiedere in ogni modo possibile, senza fare il galletto Vallespluga, giocando all'avversario della Lega (ma che avversario , poi? Non ha un voto fuori da Napoli…) l'intervento dello Stato.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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