Vincenzo De Luca sa benissimo che non può chiudere i confini della Regione Campania quando vuole. E sa benissimo che quando i giornalisti lo definiscono «governatore» forzano un termine che nell'ordinamento italiano non esiste. Il Titolo V della nostra Costituzione, quello che, secondo i principi fissati dalla stessa Carta, definisce le Regioni, insieme a Comuni, Province e Città metropolitane «enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni», dice anche altro. Basta consultare l'articolo 120:
Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali.
Ripetiamo: «Quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali». Non spetta al presidente della giunta regionale della Campania decidere quando e se è finita la pandemia Covid-19, quando e se è giusto riaprire l'Italia, sciogliere questo lockdown causato dalla pandemia di Coronavirus che da inizio marzo ci tiene in casa. Autorità sanitarie superiori, autorità di governo superiori, il Capo dello Stato su tutti, vigilano affinché si riapra in sicurezza (forse scaglionando le riaperture). La frase «siamo pronti a chiudere i confini della Campania, cioè emanare un'ordinanza nella quale vieteremo ingresso ai cittadini delle regioni dove c'è ancora un elevato contagio da Covid», appartiene ad una cultura del "casino politico" che De Luca dice sempre di voler contrastare ma che nelle sue dirette televisive finisce invece per sposare. Davanti alla telecamera Vincenzo De Luca inizia con toni da Simon Bolivar e finisce come un Matteo Salvini. È come un concerto che inizia con Leonard Cohen e finisce con Povia.
Con la gestione dell'emergenza Coronavirus in Campania l'ex sindaco di Salerno ha acquisito una popolarità e una audience che non ha mai avuto in quarant'anni di attività politica e di incarichi amministrativi. Ma parlare come il sindaco di un piccolo comune roccaforte leghista del Nord Italia servirà forse a ‘vendicare' anni di terùn ma non a fare di lui un eroe delle folle e delle piazze (che tra l'altro in questo periodo manco ci sono). Lo consideri, prima di ripetere di nuovo frasi del genere.