De Magistris firma con Gentiloni il piano Bagnoli. Ma De Luca è scontento
Dopo polemiche, stop, veementi prese di posizione e annunci di battaglia oggi, 4 agosto, Luigi De Magistris ha fatto di necessità virtù e ha firmato il piano per Bagnoli, lo stesso voluto dall'allora premier Matteo Renzi, contestato dalla sinistra napoletana e oggi siglato a Palazzo Chigi con l'attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. "Quello di oggi è un passo molto importante per un progetto davvero strategico come quello della bonifica e rigenerazione di Bagnoli. Ho ritenuto giusto che a suggellare questa tappa fosse una riunione simbolica a Palazzo Chigi". Così Gentiloni si è espresso durante la cabina di regia cui hanno preso parte oltre sindaco e premier i ministri per Mezzogiorno e Ambiente, Claudio De Vincenti e Gian Luca Galletti, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il commissario per l'area Salvo Nastasi. "Siamo molto soddisfatti. Sono state recepite tutte le istanze della città. Rispetto a come eravamo partiti, davvero un'altra storia", ha ribadito De Magistris, sostenendo di fatto una diversità nel piano che non esiste: si tratta dello stesso documento partorito dal governo Renzi e un anno fa risultato indigesto al sindaco perché in campagna elettorale.
Ma a questo giro è il governatore Vincenzo De Luca a esporre alcune preoccupazioni, facendo capire che la strada per la rinascita l'ex Italsider è ancora inevitabilmente in salita: "Vogliamo – dice -un quadro chiaro e definito delle responsabilità delle competenze". Poi c'è la questione bonifica: "Rimane nelle competenze commissariali. Competenze che per quanto ci riguarda, fuori dell'area di rilevanza nazionale, dovranno rimanere affidate alle istituzioni territoriali". La terza: vi è una cifra che preoccupa la Regione Campania ed è quella dei 150 milioni di euro "per i quali – scrive De Luca su Facebook – siamo fortemente esposti". "L'insieme degli interventi che sono stati finanziati con i fondi europei (Parco dello Sport, Porta del Parco, Turtle Point), non sono collaudabili perché sostanzialmente devastati, e non sono rendicontabili all'Unione europea. Rischiamo – conclude – concretamente di avere un de-finanziamento di 150 milioni".