De Magistris vuole riaprire Napoli il 4 maggio: “Non prolungare questi arresti domiciliari”
Definisce il lockdown anti-Coronavirus «arresti domiciliari» e fissa una data: «Penso che il 4 maggio potrebbe essere una data realistica per avviare una graduale ripartenza». Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, è scatenato: va oltre Governo e Regione Campania e traccia date e obiettivi della tanto attesa fase 2 di progressiva riapertura di negozi e attività fermate dai decreti del premier Giuseppe Conte a livello nazionale e del governatore Vincenzo De Luca a livello campano. Poi smorza: «La data di una possibile riapertura ce la devono dire soprattutto le autorità sanitarie competenti – afferma -. Ma penso che il 4 maggio sia realistica. Perché prolungare questi arresti domiciliari oltre i due mesi renderebbe la situazione drammatica».
Il sindaco di Napoli parla a Rai Radio. E approfitta per commentare anche le folle registrate ieri davanti alle pescherie e ai supermercati, quelle per la maxi-spesa prima di Pasqua e Pasquetta:«Negli ultimi giorni c'è un po' più di gente in strada che credo sia dovuta agli acquisti per Pasqua ma le persone devono capire che questo è uno sforzo fondamentale da proseguire anche nei prossimi tre ponti di Pasqua e Pasquetta, del 25 aprile e del 1 maggio altrimenti rendiamo vani gli sforzi incredibili che noi italiani tutti quanti stiamo facendo con grande senso di responsabilità e maturità e anche Napoli ha risposto fino ad ora bene e non dobbiamo mollare».
Poi, si prende il merito dei pochi casi in Campania: «Il basso numero di casi registrati a Napoli – ha spiegato il sindaco – è dovuto a una serie di fattori, tra questi rientra la prontezza che ho avuto nel chiudere le scuole anticipando le disposizioni del governo. D'altra parte, la Regione Campania è quella in cui sono stati effettuati meno tamponi. L'emergenza sanitaria è la priorità, ma attenzione a non aspettare troppo a programmare il dopo, perché rischia di configurarsi anche un dramma sociale ed economico». Tuttavia proprio nei giorni scorsi circolava un video di fine febbraio 2020 in cui lo stesso sindaco partenopeo definiva quella che sarebbe poi stata classificata come pandemia «poco più che una influenza» e le misure prese «un allarmismo spropositato».