Delitto Nuvoletta, il boss del clan dei Casalesi Zagaria assolto in appello
Il boss del clan camorristico dei Casalesi, Michele Zagaria, è stato assolto in appello per l'omicidio di Ciro Nuvoletta. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Napoli, ribaltando la sentenza di primo grado, che aveva condannato all'ergastolo Zagaria. Assieme al boss dei Casalesi, è stato assolto in appello anche Maurizio Capoluongo, anche lui condannato in primo grado a 30 anni di carcere, dal momento che aveva scelto il processo con rito abbreviato. Zagaria, arrestato nel 2011 dopo lunghi anni di latitanza, resta comunque in carcere: deve scontare diversi ergastoli.
Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza, che saranno depositate entro i termini di legge. Probabile, però, che i giudici della Corte d'Assise d'Appello abbiano accolto le tesi degli avvocati dei due imputati – i legali Angelo Raucci e Andrea Imperato – ritenendo insufficienti per la condanna le rivelazioni del grande accusatore di Zagaria, il collaboratore di giustizia Antonio Iovine. Era stato lui, soprannominato "o' Ninno" e a sua volta ex boss dei Casalesi, a indicare nel 2014 Zagaria come uno dei componenti del commando che aveva ucciso Ciro Nuvoletta.
L'omicidio di Ciro Nuvoletta risale al 1984
L'omicidio di Ciro Nuvoletta risale al giugno del 1984, in un momento in cui nella camorra si fronteggiavano da un lato un cartello di clan noto come "Nuova famiglia" e dall'altro la "Nuova camorra organizzata" di Raffaele Cutolo. L'omicidio Nuvoletta, però, sarebbe avvenuto all'interno di una faida interna tra due clan della "Nuova famiglia", i Casalesi e i Nuvoletta. Ciro era il fratello di Lorenzo Nuvoletta, boss dell'omonima famiglia che controllava Marano di Napoli e che gestiva il contrabbando di sigarette e il traffico di eroina. Durante l'agguato che portò alla sua morte restò ucciso anche Salvatore Squillace, uno dei tanti morti innocenti della guerra di camorra. Squillace era un ragazzo di 28 anni, incensurato, il cui solo torto fu di trovarsi all'esterno di un bar nel momento sbagliato: il ragazzo venne colpito da alcuni proiettili sparati dai sicari durante la loro fuga, subito dopo l'agguato, e morì dopo sei giorni di agonia.