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Destra o sinistra non fa differenza: tanti impresentabili alle Elezioni regionali

Indagati, rinviati a giudizio e condannati fanno capolino sia nelle liste a sostegno di Caldoro che in quelle di De Luca. Il senatore Vincenzo Cuomo attacca le scelte del Partito Democratico: “Hanno istituito un tribunale speciale che valuta caso per caso usando pesi diversi”.
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I principali candidati per la poltrona di Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro.
I principali candidati per la poltrona di Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro.

Vincenzo De Luca, sostenuto dal centrosinistra per la carica di presidente della Regione Campania, non è il solo candidato alle imminenti elezioni ad avere guai con la giustizia. Numerosi sono gli aspiranti consiglieri che sono indagati o rinviati a giudizio e che troveranno, comunque, posto in una delle liste che appoggiano Caldoro o lo stesso De Luca.

Sta provando in ogni modo ad ottenere una candidatura dal suo partito, il Nuovo Centrodestra, l’ex presidente del consiglio regionale Paolo Romano, messo agli arresti domiciliari nel 2014 con l’accusa di tentata concussione quando si accingeva a candidarsi al Parlamento Europeo: si ritirò, ma fu comunque premiato con undicimila preferenze. Sarà della partita anche Gennaro Salvatore, consigliere uscente, esponente del Nuovo Psi che correrà nella Lista Caldoro: è stato posto lo scorso anno agli arresti domiciliari dopo essere stato accusato di peculato continuato. Stesso reato contestato a Massimo Ianniciello, anche lui ai domiciliari negli scorsi mesi ed oggi pronto a rientrare nella partita nella lista di Forza Italia. Proverà ad entrare in consiglio il dirigente nazionale Nuovo Centrodestra Pietro Diodato, storico esponente della destra napoletana, che sta già scaldando i motori dopo che, nel 2008, è stato condannato ad un anno e sei mesi di reclusione per turbativa elettorale. Nel 2010, l’interdizione dai pubblici uffici gli ha sbarrato le porte del parlamentino campano.

Se Atene piange, si diceva una volta, Sparta non ride. Il Partito Democratico, ad esempio, sta discutendo da settimane se candidare nella circoscrizione di Salerno l’ormai ex sindaco di Agropoli, Franco Alfieri ed in quella di Caserta l’ormai ex sindaco di Villa di Briano, Dionigi Magliulo. Entrambi si sono fatti appositamente decadere, grazie ad artifici giuridici, dalle proprie cariche nelle scorse settimane proprio per essere candidati alla Regione e per questo i vertici del partito sono andati su tutte le furie. Il problema più grosso, però, è che entrambi hanno grane giudiziarie: Alfieri, deluchiano di ferro, è rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione aggravata, Magliulo, vicino all’europarlamentare Nicola Caputo, “solo” per corruzione elettorale. E’ delle ultime ore la notizia che De Luca sarebbe pronto ad imbarcare nelle sue liste anche la moglie del braccio destro di Nicola Cosentino, Nicola Turco, pluriindagato.

A temere che le liste del Pd non siano pulite sono molti e ieri mattina il senatore Dem Vincenzo Cuomo si è scagliato contro i vertici del partito via Facebook: “Curiose e bizzarre le decisioni del mio partito in Campania. Ad Ercolano per un avviso di proroga di indagine si ritirano in quanto indagati due candidati alle primarie, Antonello Cozzolino e Vincenzo Strazzullo. Il circolo sceglie secondo norma statutaria di candidare il segretario Antonio Liberti ma la decisione viene annullata dalla segreteria provinciale e commissariato il circolo. A Giugliano il candidato a sindaco vincitore delle primarie Antonio Poziello, rinviato a giudizio viene defenestrato e si commissaria il circolo. Stranamente però questa regola non vale per tutti. Il Partito Democratico, nel quale milito, ha istituto una sezione di un tribunale speciale che valuta caso per caso, condanna per condanna, reato per reato, indagine per indagine…”. Il post, in cui Cuomo accusa il Pd di "terzopesismo", cioè di usare misure diverse per situazioni simili, è stato modificato qualche decina di minuti dopo essere stato scritto: la precedente versione tirava in ballo direttamente il candidato governatore De Luca e le motivazioni della sua condanna, rese note nelle scorse ore.

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