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Disabile gettato tra i rifiuti a Napoli, identificato il branco: “Ci annoiavamo”

Quattro ragazzi sono stati identificati ritenuti responsabili di aver preso di mira e scaraventato un disabile in un cassonetto della spazzatura a Napoli. Si tratta di tre maggiorenni e un minorenne, tutti incensurati, che avrebbero agito, secondo quanto dichiarano, per gioco. Ad incastrarli, un video diffuso su Facebook e diventato virale.
A cura di Alessia Rabbai
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Un gioco contro la noia. Sarebbe stato questo a spingere quattro ragazzi, tre maggiorenni e un minore, incensurati, scaraventare un disabile in un cassonetto della spazzatura in via Leopardi a Napoli. Come riporta IlMattino, i componenti del branco sono stati identificati e ascoltati dalle forze dell'ordine per rispondere al gesto compiuto. I quattro, individuati dal commissariato di Fuorigrotta sono stati denunciati e dovranno rispondere di violenza privata, ma potrebbero essere accusati anche di lesioni se emergessero delle ferite ai danni della vittima. Secondo quanto appreso rischiano una condanna fino a quattro anni.

Scaraventano un disabile in un cassonetto della spazzatura

La violenza è stata immortalata in un video che è stato poi pubblicato sulla pagina "Made in Vrenzolandia" e diventato virale per le numerosissime condivisioni. Le immagini mostrano un gruppetto che prende di mira una persona con disabilità poi poi gettala con sfregio tra i rifiuti. Il primo a postare il video è stato Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi. Il video ha suscitato le critiche di tantissimi utenti che subito hanno parlato di baby gang, di educazione e di responsabilità. I responsabili allora, hanno condiviso un altro video, con quella che secondo loro sarebbe la versione dei fatti nel quale hanno intervistato l'uomo del cassonetto facendogli confermare la versione dello scherzo.

La confessione: o hanno fatto per gioco

I ragazzi poi, hanno raccontato che si è trattato di un equivoco e che lo hanno fatto per gioco. Su Facebook il ragazzo minorenne ha scritto un post per spiegare la situazione: "Non siamo teppisti, non siamo una baby gang, tra di noi ci sono anche ragazzi che lavorano e comunque siamo tutti appartenenti a famiglie perbene – ha scritto in un post – È un nostro modo di giocare, poteva accadere anche a me, lo facciamo perché a Napoli non c'è niente da fare".

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