Il Comune di Napoli paga 19 milioni di euro ai gestori della discarica di Pianura
Ha davvero dell'incredibile quello che potrebbe essere deliberato dal Consiglio comunale di Napoli nella prossima seduta di lunedì 24 novembre. Al secondo punto all'ordine del giorno infatti c'è l'approvazione della delibera 916 che approva il pagamento di 19 milioni di euro, che con gli interessi arriverebbero a 25 milioni, alla Di.Fra.Bi. che ha gestito per decenni la discarica di Pianura dove dentro è finito ogni tipo di rifiuto speciale e che oggi è un sito di interesse nazionale da bonificare, come stabilito da una legge dello Stato.
La vicenda iniziata negli anni Ottanta
Le origini del contenzioso tra la Di.Fra.Bi. ed il Comune di Napoli risale alla fine degli anni ottanta quando l'azienda della famiglia Di Francia chiese un adeguamento del prezzo per il conferimento in discarica dei rifiuti della città di Napoli. L'amministrazione comunale non adeguò il prezzo e la Prefettura di Napoli decise di nominare un commissario straordinario ad acta per la definizione di quanti soldi in Comune avrebbe dovuto pagare all'azienda per il conferimento dei rifiuti. La tariffa fu aumentata. Nei primi anni Novanta l'amministrazione comunale guidata da Antonio Bassolino fece ricorso al Tar della Campania contro l'aumento delle tariffe stabilito dal commissario straordinario. Il Tar diede ragione alla Di.Fra.Bi. riconoscendo le spettanze economiche all'azienda di Pianura. L'amministrazione di Rosa Russo Iervolino negli anni duemila fece ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del tribunale amministrativo. Nel 2011 la sentenza del Consiglio di Stato stabilisce in maniera definitiva il pagamento dovuto: 18 milioni di euro più interessi. L'amministrazione di Luigi De Magistris ha provato ad evitare il pagamento alla Di.Fra.Bi. ed ha chiesto un parere ai suoi Revisori dei conti sull'ammissibilità del pagamento. Parere giunto il 26 agosto del 2014 che stabilisce la legittimità del pagamento all'azienda. Si tratta di debiti fuori bilancio quindi immediatamente esigibili.
Pianura, la discarica dei veleni
Il paradosso di questa vicenda risiede nella storia stessa della discarica di Pianura. Come certificato da almeno quattro inchiesta della magistratura, nella discarica di contrada Pisani sono finiti rifiuti di ogni tipo dai cosmetici scaduti ai rifiuti speciali di aziende del Nord Italia. Diverse ordinanze della magistratura hanno in diverse occasioni sottolineato gli altissimi livelli di inquinamento di una discarica assolutamente non a norma, certificando con perizie specifiche lo stato di incredibile inquinamento dell'area della discarica. Nello studio sulla salute dei cittadini campani, "SEBIOREC", commissionato dalla Regione Campania nel 2010, si legge come fu impossibile per i tecnici effettuare i rilievi nella discarica di Pianura poichè le sonde infilate nei crateri da cui escono continuamente fumi caldi dopo pochi metri di profondità si liquefacevano. Con decreto del Ministero dell'Ambiente dell'11 aprile del 2008, la discarica di Pianura è stata inserita nell'elenco dei S.I.N. ovvero i siti di interesse nazionale da bonificare sotto la regia del Ministero dell'Ambiente. I lavori vedono l'azienda pubblica Sogesid come soggetto attuatore. Intanto le inchieste della magistratura sulla discarica di Pianura sono finite tutte su un binario morto. Davanti all'ultima richiesta di archiviazione per la Di.Fra.Bi. i comitati dei cittadini di Pianura hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato che ancora non si è pronunciato.
Intanto la Di.Fra.Bi. è stata assorbita dalla Electrika che a sua volta è in liquidazione. Ma i Di Francia sono ancora in affari sui rifiuti con l'azienda Cosmer i cui soci sono Salvatore, Giorgio, Luigi e Palma Di Francia, eredi dei gestori della discarica di Pianura. La Electrika, ha ceduto il credito di 19 milioni vantato nei confronti del Comune di Napoli alla Banca Ubi. Che, piccola curiosità, ha una filiale proprio nei locali di via Verdi lì dove c'è la sede del Consiglio comunale partenopeo.
Discarica Difrabi, le reazioni
A sollevare la questione è Stop Biocidio, la rete dei comitati che si batte contro l'inquinamento ed i veleni. "Siamo basiti – dice Lucio Righetti a Fanpage.it – chi ha inquinato viene premiato solo grazie ad una bravura amministrativa, questi soldi peseranno ovviamente sulle tasche dei cittadini". Da qui un appello all'amministrazione "Chiediamo all'amministrazione De Magistris di adoperarsi nelle sedi opportune affinché chi ha inquinato paghi, invece di ricevere i soldi dei cittadini". A Palazzo San Giacomo si studiano soluzioni in vista del consiglio comunale del 24 novembre. I consiglieri del gruppo Sinistra in Movimento daranno battaglia in aula. "Non possiamo sottostare a ricatti di tipo economico – dice a Fanpage Vittorio Vasquez – siamo consapevoli che si tratta di remunerare un'azienda che a suo tempo ha inquinato l'intero territorio creando a Napoli una bomba ecologica. Non la voteremo".