Dopo il disastro, la vergogna: l’assemblea Pd Napoli sembra una sceneggiata
Il disastro elettorale a Napoli? Colpa del «fuoco amico» (leggasi Antonio Bassolino). I personaggi in lista Pd finiti sotto la lente della magistratura per voto di scambio come Anna Ulleto? «Candidature spontanee». Venanzio Carpentieri, segretario, ancora per poco, del Partito Democratico di Napoli, ha una risposta per ogni domanda.
L'assemblea provinciale del Pd Napoli si doveva tenere oggi in un albergo che è a due passi dalla sede dell'Inps. Coincidenza o chiaro segno? Fatto sta che il tentativo di discussione sulle macerie, partecipato da appena 58 delegati su 468 aventi diritto, è stato un disastro nel disastro: cominciata e rinviata dopo un'ora per mancanza del numero legale, la discussione convocata per discutere della posizione del partito – o di quel che ne resta – in vista dei ballottaggi alle Elezioni Comunali di Napoli e nei numerosi comuni dell'hinterland.
Dalla sala, nel corso dell'intervento del segretario provinciale così come ad assemblea smantellata, sono venute dure parole di contestazione. «Vi dovete vergognare», «Siete una vergogna senza fine», «Sei un segretario dimezzato» per citarne alcune. «Se qualcuno pensa che l'unico responsabile sia Venanzio Carpentieri è intellettualmente disonesto» dice Carpentieri parlando di se stesso in terza persona.
È uno scambio di stilettate al vetriolo dall'una e dall'altra parte, una sorta di notte dei lunghi coltelli senza che la notte sia calata materialmente ma con le tenebrose paginate di risultati elettorali che qualcuno della segreteria provinciale stringe fra le mani. «Nessuna indicazione di voto per nessuno dei candidati al ballottaggio» dice Carpentieri, nonostante l'assemblea del partito si sia sciolta prima ancora di iniziare. Egli esprime il Verbo: quello del vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, la discussione è un affare che interessa a pochi.
Scoraggiata Elisabetta Gambardella, presidente provinciale del di-partito democratico, che dice: «Limitarsi a esprimersi sui social network e non venire qui, in assemblea, è straordinariamente grave». Il riferimento è sempre al convitato di pietra don Antonio Bassolino. Nemmeno Guerini c'è, ma la direttiva del politburo renziano, espressa prima della discussione è presente con forza come nemmeno nei bei tempi andati. Carpentieri ce l'ha pure con Gianluca Daniele, il sindacalista Cgil che ha già messo mani e piedi avanti e si è schierato prima di tutti col sindaco in carica, Luigi de Magistris.
Dunque, che si fa? La festa è finita e gli amici se ne vanno. «Rifacciamo presto» prova a dire da perfetto ospite Carpentieri, «Ma è una assemblea kafkiana, fra poco ci sarà il segretario» dice Peppe Balzamo sfoggiando una francamente sorprendente conoscenza dei temi del modernismo letterario nella mitteleuropa. Bassolino non c'è, ma ci sono i bassoliniani: il cinese Massimo Paolucci, Giorgio Piccolo, Antonio Marciano, Michela Rostan si fregano le mani e spingono invio sugli smartphone come forsennati. «"Non c'è limite all'autolesionismo – dicono – . Per la prima volta si è fatto ricorso alla richiesta di numero legale finanche per evitare il dibattito nell'assemblea metropolitana del Pd. Irresponsabili senza fine. I registi del disastro in fuga dal confronto negli organismi dirigenti. Serve urgentemente la rifondazione del partito a Napoli ed in Campania. Siamo al capolinea».
E invece il capolinea è di fronte, è quello della Circumvesuviana che qualcuno tra i pochi militanti presenti, si affretta a prendere per tornare a casa: «Altrimenti si fa tardi e il treno non passa più». Già.
