Dopo le treccine blu, i jeans strappati: la preside di Scampia blocca altri due ragazzini
Per vedersi impedito l'ingresso a scuola non servono le treccine blu, bastano dei pantaloni. Forse un po' eccentrici, con qualche strappo ad hoc, ma niente che non si veda ogni giorno addosso ai giovanissimi. Eppure, è bastato questo per far scattare un altro divieto, il secondo in pochi giorni: nella scuola Alpi-Levi di Scampia nemmeno questo tipo di abbigliamento è consentito, va contro il "dress code" che ufficiosamente vige in quelle aule.
Lo ha denunciato ieri una mamma di Scampia, Mary Bevar, che con un post sul suo profilo Facebook ha spiegato quello che è successo ai suoi due figli di 13 e 11 anni. E la situazione si è ripetuta anche oggi, 17 settembre: uno dei due ragazzini è stato di nuovo fuori, sempre a causa dei pantaloni ritenuti inopportuni per stare in classe.
"Questa volta non sono treccine blu – scrive la donna su Facebook – ma semplici jeans a far sì che la preside Rosalba Rotondo si arroghi il diritto di lasciare in sala professori i miei figli per l'intera durata delle attività didattiche, precludendogli il diritto allo studio. Mio figlio è riuscito ad ottenere di poter andare in bagno verso le 11, mi ha tempestivamente telefonato per dirmi che la Preside, ritenendo non consono il loro abbigliamento, li aveva costretti a non entrare in classe per svolgere le lezioni. Mi sono precipitata all' IC Alpi-Levi, sono entrata nell' Istituto e senza né firmare nessun permesso (perché nessuno mi ha detto che dovevo) né avere la possibilità parlare con la dirigente, ho prelevato i miei figli e sono uscita. Fuori c'erano già dei giornalisti, visto che ormai l' operato discutibile della Preside Rotondo fa notizia. Mio figlio ora è sotto shock e non vuole tornare a scuola. È un comportamento normale da parte di una dirigente? I pantaloni dei mii figli, di cui posto foto, sono così "oltraggiosi"?"
In effetti, a guardare le foto e i video postati dalla donna, i pantaloni non sembrano per niente eccessivi. Non sono certo quelli che si indosserebbero sotto un abito da sera (e anche su questo ci sarebbe da discutere), ma nemmeno appaiono così scandalosi come sembrerebbe ritenere la preside. "Alla preside non piacciono i pantaloni di mio figlio – dice Mary Bevar nella video in diretta che ha pubblicato questa mattina, 17 settembre – nemmeno oggi entriamo alla Carlo Levi. Ora ho chiamato la polizia e vediamo se così si entra, perché la scuola è un diritto".
La bufera per il ragazzino con le treccine blu
Il paio di pantaloni, stavolta, non ha nemmeno strappi: è un semplice "skinny", di quelli aderenti sui polpacci. Di certo meno appariscenti rispetto alle treccine blu che avevano fatto scoppiare il caso, quando un ragazzino di 13 anni era stato tenuto fuori per quella capigliatura. La situazione si è risolta dopo alcuni giorni, ma solo grazie a un passo indietro del ragazzino, che dopo aver constatato che la preside fosse irremovibile sulle sue posizioni, è arrivato a una decisione drastica: ha deciso di tagliare i capelli per poter frequentare le lezioni.