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Due morti contromano in Tangenziale: per i periti, Mormile era frastornato ma non ubriaco

Attesa per domani la decisione della Terza Corte di Appello sulla posizione del giovane che, nel luglio 2015, percorse cinque chilometri contromano in Tangenziale, provocando un incidente nel quale morì la fidanzata ed un uomo che si stava recando a lavoro.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Aniello Mormile
Aniello Mormile

Frastornato sì, ma non ubriaco. Questa la conclusione a cui sono giunti i consulenti nominati dai giudici della Terza Corte di Appello, che domani sarà chiamata a valutare la posizione di Aniello Mormile, il giovane dj condannato a venti anni di reclusione in primo grado con l'accusa di omicidio volontario nei confronti della propria fidanzata Livia Barbato e di Aniello Miranda.

La vicenda risale al 25 luglio 2015: il giovane era alla guida della propria vettura, quando fece improvvisamente inversione sulla Tangenziale di Napoli, percorrendo circa cinque chilometri contromano prima di andare a schiantarsi con un'altra automobile, che sopraggiungeva dal senso giusto di marcia. Nell'impatto rimasero uccisi l'autista dell'altro veicolo, Aniello Miranda, imprenditore di Torre del Greco di 48 anni e la fidanzata di Mormile, Livia Barbato, di 21 anni.

Secondo i consulenti, l'alcol gli avrebbe creato una sorta di black-out nella memoria, ma al momento della fatale inversione ad U in tangenziale ed alla guida contromano, Mormile non avrebbe perso completamente la lucidità. Sarebbe stato insomma frastornato dalle birre e dai cicchetti bevuti, ma non in uno stato di ubriachezza profonda. Domani sarà resa nota la posizione del giovane da parte dei giudici della Terza Corte di Appello.

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