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È morto don Antonio Riboldi, il primo prete a dire ‘no’ alla camorra

Si è spento a Stresa (Verbania) a 94 anni monsignor Antonio Riboldi: vescovo di Acerra per 21 anni, fu il primo prete a lottare contro la camorra, allora comandata dalla Nco di Raffaele Cutolo. Grazie a lui è nato il movimento degli studenti contro la camorra. Cordoglio dalle massime cariche dello Stato.
A cura di Valerio Papadia
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È morto all'età di 94 anni monsignor Antonio Riboldi: dall'estate scorsa si trovava a Stresa, nella provincia di Verbania, per curarsi, ma aveva scelto Acerra, nella provincia di Napoli, come sua casa. Pur essendo nato nel profondo Nord, a Tregasio, nella provincia di Monza e della Brianza, don Riboldi aveva scelto il Mezzogiorno e, soprattutto, una missione: combattere la camorra. Prima parroco nel Belice, in Sicilia, dove aiutò le persone che avevano perso tutto nel terremoto del 1968, per poi diventare vescovo di Acerra, carica che ricoprirà per 21 anni.

Addio a don Riboldi, primo prete anti-camorra

Giunto nella provincia di Napoli, negli anni Ottanta, don Antonio, com'era chiamato dai suoi parrocchiani, è il primo prete a scendere in piazza contro la camorra, in quel periodo dominata dalla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. È proprio grazie al vescovo di Acerra poi se, a Napoli e poi in tutto il Meridione, nasce il movimento degli studenti contro la camorra: dopo l'omicidio di un giovane avvocato di Acerra, don Riboldi prese parte ad un'assemblea del locale liceo Scientifico dove invitò gli studenti, proprio perché giovani, alla mobilitazione contro la camorra. Qualche giorno dopo, il vescovo guidò un corteo composto da centinaia di studenti, che poi diede vita ad un'altra assemblea, questa volta nel Liceo di Ottaviano, roccaforte di Cutolo e del suo clan.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appresa la notizia della morte di monsignor Riboldi, ha inviato ai familiari e alla Congregazione dei Padri rosminiani un messaggio di cordoglio nel quale si ricorda l'attività del vescovo scomparso a favore della solidarietà sociale e l'impegno per la legalità in aperto e coinvolgente contrasto con la criminalità organizzata. Lo riferisce una nota del Quirinale.
"Se ne va una personalità di primo piano che si è spesa per la giustizia e la solidarietà sociale. Contro la criminalità organizzata e al fianco dei bisognosi, a cominciare dai terremotati del Belice, in Sicilia. Addio Monsignor Riboldi". Lo scrive su Twitter la presidente della Camera, Laura Boldrini.

"Un bacio per don Riboldi, un grande vescovo e una persona cara", scrive Antonio Bassolino, ex sindaco e governatore della Campania che pubblica una fotografia di un corteo anticamorra negli anni Ottanta.

Affettuoso, il ricordo di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera: "Monsignor Riboldi – scrive in un messaggio – è stato una figura importante nella Chiesa di questi anni. La sua “anima” di pastore emerge già nel 1968, quando è parroco nella Valle del Belice. Don Antonio si mette, anima e corpo, al servizio delle persone disperate e private di tutto. La stessa forza e passione evangelica le metterà dieci anni dopo ad Acerra, in Campania, territorio segnato dalla presenza camorristica, dove è vescovo nominato da Paolo VI. Monsignor Riboldi denuncia la violenza, i giochi di potere, i silenzi e le complicità di cui gode l’organizzazione criminale. Sarà, in quegli anni, una delle poche voci della Chiesa a schierarsi apertamente contro le mafie, e questo lo renderà per molti di noi un punto di riferimento. La sua generosità lo porterà a una controversa trattativa, che non ebbe esito, con un gruppo di camoristi per indurli a consegnare le armi e se stessi alla giustizia.
È stato una persona – un sacerdote, un vescovo – capace come chiede papa Francesco di abitare le periferie, di lottare per i diritti e la dignità delle persone. Lo ha fatto sino all’ultimo, alzando la sua voce per i migranti, per i poveri, per gli esclusi. Fedele a quel Vangelo che ci chiede di guardare al Cielo senza dimenticare le ingiustizie di questa terra, le speranze e i bisogni degli esseri umani, la loro inestinguibile sete di giustizia e di verità".

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