Ecco fino a dove sono arrivati i fumi dell’incendio sul Vesuvio
Le immagini scattate dal satellite Copernicus Sentinel-2B il 12 luglio 2017 mostrano chiaramente qual è la portata dell'incendio (anzi, degli incendi) sul Vesuvio che da tre giorni ormai devastano la fitta vegetazione intorno al vulcano partenopeo. Le immagini trattate dall'Esa, l'Agenzia Spaziale Europea combinano una serie di colori per evidenziare maggiormente e mappare l'inquinamento generato dai fumi.
Oggi l'Agenzia regionale di Protezione Ambientale della Campania (Arpac) ha reso noti i suoi dati circa a qualità dell’aria e condizioni meteoambientali a seguito degli incendi. Per gli inquinanti gassosi primari, ovvero biossido di azoto, Benzene, monossido di carbonio e biossido di zolfo – nei giorni 12 e 13 luglio, dice Arpac «le concentrazioni sono rimaste entro i limiti di legge per quanto riguarda i valori orari». Rispetto ai limiti di legge per le medie annuali i valori delle medie giornalieri sono «talora più elevati per quanto riguarda NO2 e Benzene, ma non rappresentano un superamento dei limiti». Per le polveri sottili i superamenti del limite di 50 microgrammi/metro cubo della media giornaliera sono presenti in tutto il territorio con i valori massimi ad Avellino e Salerno.
I fumi dell'incendio hanno viaggiato e molto. Sono arrivati fino in Salento, fino a Taranto, come testimoniano numerose segnalazioni sui social network e immagini giunte alla redazione di Fanpage.it. In Campania pioggia di cenere nell'Avellinese e nel Nolano.
Nelle prime ore notturne di oggi 13 luglio si è verificato – si legge nella nota Arpa «il ristagno degli inquinanti». Tuttavia a differenza della notte precedente lo strato di rimescolamento «si è mantenuto su uno spessore di alcune centinaia di metri per una estensione molto vasta con una maggiore dispersione degli inquinanti e comunque un limitato aumento delle concentrazioni di polveri sottili rispetto alle ore diurne. Nelle ultime ore la radiazione solare ha favorito nuovamente il rimescolamento atmosferico, ma il ricambio delle masse d'aria permane scarso».