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Emergenza sbarchi: i sindaci del Napoletano non vogliono i migranti

I sindaci in rivolta da Acerra, Giugliano, Marano nessuno vuole i migranti che arrivano in città dalle frontiere. Intanto il Prefetto accoglie le loro richieste. Si rischia un’estate di tensioni razziste?
A cura di Antonio Musella
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"Gli immigrati non li vogliamo". Il succo è questo. Non siamo nel Veneto della Lega Nord e nemmeno alla periferia di Roma tra i militanti di Casa Pound in presidio. Siamo in provincia di Napoli dove da una settimana circa diversi sindaci dei comuni dell'area metropolitana stanno esternando le loro proteste contro l'arrivo dei profughi nelle strutture di accoglienza temporanee per migranti sul loro territorio. Tutto è iniziato con la storia dei 20 migranti che nessuno voleva. Era la sera di sabato 18 Luglio quando un autobus con a bordo una ventina di profughi provenienti dall'Africa centrale giunse nella cittadina di Acerra in provincia di Napoli. Alcune persone scesero in strada, alimentate forse da qualche esponente politico locale, bloccando l'accesso dell'autobus nella struttura privata che avrebbe dovuto ospitarli. La Questura di Napoli decise, per motivi di ordine pubblico di desistere dalle operazioni di trasferimento dei migranti. Il giorno dopo il sindaco Raffaele Lettieri annunciò di "non essere stato avvertito dell'arrivo dei migranti". D'altronde di certo rappresenterà un problema di proporzioni significative l'arrivo di venti disperati, giunti nel nostro paese sui barconi dopo un viaggio di diversi giorni in fuga dalla guerra e dalla miseria, nella città di Acerra con un picco di mortalità per tumore tra i più alti della Campania e con una percentuale di disoccupazione da pelle d'oca. Il sindaco di Acerra recatosi nei locali che avrebbero dovuto ospitare i migranti e negò l'agibilità alla struttura. I migranti intanto erano stati trasferiti a Giugliano, grosso centro di oltre centomila abitanti sempre in provincia di Napoli, dove sono già ospitati in altre strutture 520 profughi. I migranti vengono sistemati in fretta e furia ma anche qui il sindaco Antonio Poziello, da poco eletto, alzò la voce. "Li rispediamo indietro" dichiarò ad una intervista per la Tv locale Teleclub Italia, così si recò dal Prefetto di Napoli Maria Pantalone che in accordo con il Ministero dell'Interno gestisce lo smistamento dei profughi in arrivo nell'area metropolitana, ed ottenne che non solo i venti migranti vengano mandati via da Giugliano, ma che nella cittadina alle porte di Napoli non saranno più trasferiti i profughi in arrivo dalle frontiere. La prateria comincia a bruciare.

Dopo che il sindaco di un comune della provincia è riuscito ad ottenere che non gli mandino più i profughi a casa sua ogni primo cittadino si sentirà in diritto di chiedere altrettanto. Ed infatti ad alzare la voce appena pochi giorni dopo è stato il sindaco di Marano di centro destra, Angelo Liccardo"la città non può accogliere altri migranti" ha detto il primo cittadino aggiungendo di essere preoccupato per le conseguenze negative per i cittadini. Da Giugliano ad Acerra fino a Marano i sindaci parlano di "grandi tensioni sociali". Ma sarà vero? Ad Acerra dopo le proteste del 18 luglio c'e' stata una manifestazione antirazzista di solidarietà con i migranti ed anche qualche scritta sulla serranda della sede locale di Fratelli d'Italia che recitavano "Siamo tutti clandestini" e "Fascisti infami". Scritte che hanno portato la segretaria del partito Giorgia Meloni a parlare di "minacce" ai militanti acerrani di Fdi. Tutto qui, nulla più. L'impressione è che i sindaci stiano cavalcando l'onda populista della "caccia al migrante" scendendo in prima persona in campo. D'altronde se il Prefetto di Napoli Pantalone ha "accontentato" il sindaco di Giugliano perché gli altri dovrebbero essere da meno? Il rischio è che la provincia di Napoli possa improvvisamente infiammarsi di un'ondata razzista ed i sindaci stanno giocando, chissà se consapevolmente o meno, un ruolo determinante.

Intanto nei comuni di Napoli e provincia ci sono alberghi che ospitano i migranti e di cui molto raramente vengono verificate le condizioni igienico sanitarie nonché la qualità dell'assistenza soprattutto dal punto di vista medico. Nelle inchieste di Fanpage fatte con il collega Alessio Viscardi abbiamo raccontato di diverse strutture dove i migranti sono tenuti in 6 per stanza, in condizioni igieniche davvero difficili. Gli stessi migranti ci hanno raccontato di non ricevere assistenza medica nonostante siano affetti da malattie infettive come le epatiti o la sifilide. A Casoria, a Boscoreale, a Terzigno ed anche a Napoli, le strutture che accolgono i profughi incassano cifre importanti dalla Prefettura offrendo un servizio di accoglienza il cui livello è ben raccontato dalle immagini che abbiamo girato all'interno. Di questo i sindaci non sembrano occuparsi. Meglio gridare all'invasione, invocare ruspe, scendere in strada a fare le barricate, come dei Salvini nostrani. Anche la Prefettura sembra non occuparsene, nonostante diverse interrogazioni parlamentari sulle condizioni dell'accoglienza nelle strutture della provincia di Napoli. Di certo l'emergenza profughi va avanti da ormai quattro anni, senza che i governi che si sono succeduti abbiano mai applicato un intervento strutturale al fenomeno, che di certo, non si è fermato e non si fermerà fino a quando guerre e miseria imperverseranno nei paesi di provenienza dei profughi. Siamo al collasso? Secondo il Prefetto Mario Morcone responsabile capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale, "non c'è nessuna emergenza, possiamo fronteggiare fino a 200 mila sbarchi". Quindi chi è che soffia sul fuoco?

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