Ercolano, scarcerato anche il boss Dantese, il sindaco Buonajuto scrive al prefetto Valentini
Il sindaco di Ercolano (Napoli), Ciro Buonajuto, e Pasquale Del Prete, presidente della Fai Antiracket Ercolano, hanno scritto una lettera al Prefetto di Napoli, Marco Valentini, per sottolineare la preoccupazione che si respira nel comune alle porte di Napoli dopo la scarcerazione di alcuni pregiudicati ritenuti ai vertici delle organizzazioni camorristiche locali: nelle scorse ore ha infatti lasciato il carcere Giuseppe Dantese, per gli inquirenti elemento di spicco del clan Ascione-Papale.
Arrestato nel 2016 in un blitz contro il clan, Dantese, 36 anni, era stato condannato a 10 anni in secondo grado. I giudici della Quinta Sezione della Corte di Appello hanno deciso di concedere gli arresti domiciliari, non motivati dall'emergenza Covid-19 ma perché hanno ritenuto attenuate le esigenze di custodia cautelare. Agli inizi di maggio era tornato a casa anche Mario Ascione, figlio del boss Raffaele, morto nel 2004; anche in questo caso il coronavirus non c'entra: condannato in primo grado a 16 anni per il duplice omicidio di Luigi Boccia e Pasquale Maiorano, esponenti del clan Birra uccisi nel 2005, Mario Ascione è stato ritenuto innocente dalla Corte di appello del tribunale minorile di Napoli, che ha capovolto il primo verdetto e sancito la scarcerazione.
"Certamente non sta a noi giudicare il provvedimento attraverso il quale si e' proceduto alla scarcerazione di questi elementi – scrivono Buonajuto e Del Prete – ma le manifestiamo la preoccupazione, nostra e di tutta la comunità, per gli effetti che questa disposizione potrebbe comportare sulla vita dei cittadini del nostro territorio, già duramente provata dall'emergenza sanitaria tuttora in corso". I segnali di preoccupazione arrivano, spiegano il Sindaco e il presidente Antiracket, anche da quegli stessi commercianti che negli anni scorsi si erano ribellati alla camorra, creando quel "sistema Ercolano" che era diventato un modello per la lotta al racket. "Le chiediamo – conclude Buonajuto – di mettere in atto tutto quanto in suo potere per evitare che queste scarcerazioni possano creare le condizioni per una recrudescenza di reati sul nostro territorio. Favorire la ricostituzione delle cosche locali, dopo tanti anni di dolore, lavoro e sacrifici, sarebbe un peccato imperdonabile".