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Finisce l’incubo di Quagliarella, il poliziotto-stalker condannato anche in Cassazione

La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal poliziotto della Postale Raffaele Piccolo, a processo per calunnie e atti persecutori contro diversi professionisti, tra cui Fabio Quagliarella; il calciatore aveva detto che la presenza di uno stalker, e la paura per le continue minacce, erano state determinanti per il suo passaggio alla Juventus.
A cura di Nico Falco
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Diventa definitiva la condanna a quattro anni e mezzo di carcere per lo stalker di Fabio Quagliarella, l'ispettore della Polizia Postale Raffaele Piccolo. Ieri sera, 25 settembre, la Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali del poliziotto, dichiarando la prescrizione soltanto per uno degli episodi di calunnia contestati. Piccolo era finito alla sbarra per calunnie e atti persecutori nei confronti di una decina di persone, tra cui professionisti di Castellammare di Stabia e l'artista caprese Guido Lembo. Le lettere diffamatorie arrivarono anche al Calcio Napoli e, durante la deposizione in aula nel Tribunale di Torre Annunziata, Quagliarella, difenso dall'avvocato Gennaro Bartolino, dichiarò che la cessione alla Juventus potesse essere legata proprio a quelle accuse.

La vicenda era cominciata quando il calciatore giocava nell'Udinese, aveva raggiunto l'apice quando era passato al Napoli. All'ombra del Vesuvio era arrivato annunciando di voler rimanere a lungo, ma un anno dopo aveva firmato per la Juventus. Un voltafaccia che i tifosi napoletani avevano preso come un tradimento, soprattutto perché Quagliarella aveva deciso di indossare proprio la maglia bianconera. Il calciatore aveva incassato gli insulti, raccontando la storia soltanto diversi anni dopo, quando era arrivata la sentenza di primo grado per il poliziotto.

Quagliarella aveva raccontato che nel 2018, quando era ancora nell'Udinese, gli arrivò una busta con le stampe di finti articoli web che lo accusavano di andare con ragazze minorenni, drogarsi e frequentare camorristi. Inizialmente il calciatore pensò a uno scherzo di pessimo giusto ma nel 2009, quando passò al Napoli, arrivarono le minacce a lui e alla famiglia.

Si rivolse a un poliziotto che gli era stato presentato da un amico, il quale promise di interessarsi al caso. Per una incredibile coincidenza, aveva chiesto aiuto proprio all'uomo che poi verrà condannato come autore di quelle minacce. Così le indagini non erano mai andate avanti, le denunce stracciate, fino a quando il calciatore non aveva deciso di rivolgersi anche ad altri poliziotti, che in poco tempo ricostruirono la faccenda.

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