Forcella, telecamere di sicurezza fuori uso nella piazza dove hanno ucciso Maikol
Non bastava il silenzio dei testimoni, calato subito dopo l'uccisione del 27enne Maikol Giuseppe Russo in piazza Calenda, a Forcella, lo scorso 31 dicembre: mute sono anche le telecamere di videoroveglianza della zona che di quella tragica sera di San Silvestro, non racconteranno mai nulla. È cieco infatti, l'occhio della telecamera che punta sul bar davanti al quale il giovane è stato ucciso per sbaglio con un colpo di pistola dai sicari della camorra e che i titolari si sono affrettàti a chiudere subito dopo l'omicidio.
Già in quel caso, le forze dell'ordine dovettero intervenire costringendo i gestori a riaprire l'esercizio commerciale per effettuare i rilievi e raccogliere le testimonianze. Elementi che non hanno portato da lontano, visto che nessuno dei presenti in quella piazza – non certo deserta – ha reso un racconto utile ai fine investigativi. Vuoto che di certo non sarà colmato dal video dell'impianto di sorveglianza installate dalla Prefettura per la sicurezza della zona, che nei mesi scorsi ha conosciuto una pericolosa escalation di violenza.
Proprio contro lo Stato, negligente e assente si leva la protesta dei residenti del quartiere e delle associazioni per la legalità. "Abbiamo fatto alcune richieste precise al Governo che riguardavano scuola, sicurezza sociale e lavoro (nella recente manifestazione anticamorra del 5 dicembre al Rione Sanità, ndr.). Dobbiamo però costatare che nulla é cambiato, anzi la situazione negli ultimi tempi sta peggiorando. Oltre le chiacchiere spese da Renzi negli ultimi giorni verso le sofferenze del Sud e le parole di fine anno di Mattarella, non ci sembra però che siano state prese misure concrete di contrasto alle camorre. Sembra quasi che che il tema delle camorre sia un tema di serie B, buono da spolverare solo in campagna elettorale."