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Forse (finalmente) avremo l’ascensore di Monte Echia per ammirare Napoli dall’alto

Il Comune ha deciso di inserire i lavori nel “Piano per Napoli”: il nuovo bando pubblicato entro pochi giorni. I lavori dureranno un anno e costeranno circa due milioni di euro.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Sono finalmente ripresi i lavori per il completamento della sistemazione e riqualificazione del Monte Echia. Dopo lo stop dovuto all'interdittiva antimafia che aveva raggiunto la ditta appaltatrice, il Comune di Napoli ha deciso si inserire i lavori nel cosiddetto "Patto per Napoli", permettendone così lo sblocco.

Il nuovo bando sarà pubblicato nei prossimi giorni: la durata dei lavori è fissata in per un anno, mentre i costi dovrebbero ammontare a circa due milioni di euro. Il progetto riguarda, finalmente, la realizzazione dell'impianto ascensore, i collegamenti tra la zona residenziale di Santa Lucia e la sommità del monte stesso, la relativa scala di sicurezza in ferro, le infrastrutture legate all'ascensore stesso, un punto di ristoro e la sistemazione del Belveldere, il tutto con il minor impatto visivo possibile.

Il Monte Echia, dove nacque il primo nucleo di Napoli

Il Monte Echia è il promontorio più famoso di Napoli per la sua lunghissima storia. Fu qui infatti che i Cumani fondarono nel terzo quarto dell'ottavo secolo avanti Cristo, la città di Parthenope. Interamente costituito da uno spuntone roccioso formato dal tipico tufo giallo, attualmente sovrasta la città nel quartiere San Ferdinando, nella zona di Pizzofalcone.

Con lo "spostamento" del nucleo cittadino nella zona bassa, e ribattezzata Neapolis, il Monte Echia fu inglobato nell'enorme Castrum Lucullanum, la villa costruita dal console romano Lucio Licinio Lucullo e che si estendevo fino all'isolotto di Megaride, su cui oggi sorge Castel dell'Ovo. Il Monte Echia, in quel periodo, "ospitava" i famosi giardini luculliani, ricchi di piante esotiche e rare specie avicole. Ancora oggi il nome antico del Monte Echia, ovvero "Platamon" (che significa "rupe scavata da grotte"), è rimasto nel nome della via Chiatamone, che si trova nei suoi pressi (frequente, infatti, è il cambiamento del suffisso "pl" latino e spagnolo nel napoletano "ch". Altro passaggio, ad esempio, quello da Playa (spiaggia) a Chiaia).

Al suo interno, infatti, il Monte Echia ospita tantissime cavità, abitate fin dai tempi della preistorie ed ostruite solo nel XVI secolo dal Viceré Pedro de Toledo, quando si scoprì che venivano utilizzate, oltre che per riti di vario tipo, perfino per orge private. Oltre alla spettacolare vista di Napoli dalla sua sommità, dal Monte Echia scorgeva anche una sorgente d'acqua che, per la sua alta concentrazione di bicarbonato-alcalino-ferruginosa di origine vulcanica, veniva chiamata "acqua zuffregna" o "acqua ferrata" dai napoletani.

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