La quarantena non è uguale per tutti. Ce ne stiamo rendendo conto in queste settimane di stop forzato , di lockdown delle città italiane e non solo. C'è chi può stare comodamente ‘recluso' in una villa con piscina e giardino e chi, invece, vive in un ‘basso', nei vicoli dove non c'è sole nemmeno a mezzogiorno e l'aria la devi respirare da fuori perché dentro non entra. Pasquale Laudanno di professione fa l'autista dell'autobus pubblico a Napoli. E come ogni autista, ha a cuore i suoi passeggeri. Avendo una sensibilità politica, ogni tanto il suo specchio retrovisore diventa ‘specchio dei tempi'. E a seconda del popolo che individua all'interno del suo mezzo pubblico Pasquale capisce che aria tira in città. O almeno ci prova.
Questa foto è emblematica. Siamo sul bus della linea 140 Anm. Per chi non lo conoscesse, è il mezzo che porta a Posillipo, una linea storica, citata perfino in una canzone di Pino Daniele e Raiz degli Almamegretta, ‘Canto dò Mar‘: «Aggia piglià ‘o 140…Faciteme passa che aggia parlà cu' Bassolino…». Insomma, nel bus che porta alle case dei signori, quella cosiddetta «Napoli bene» (come se poi esistesse una «Napoli del male» che invece vive nei vicoli e in periferia) Pasquale ha suo malgrado immortalato tra i passeggeri soltanto immigrati. Coperti da mascherine, facilmente è intuibile però la loro nazionalità: dagli asiatici agli indiani all'Est Europa. Sono domestici, colf, badanti: è il popolo che si muove nonostante tutto, quelli che non hanno quarantene da poter rispettare e devono comunque uscire, in strada e andare nelle case altrui, portare avanti non solo il loro lavoro ma anche le vite degli altri. In tempi di medaglie da eroi a chiunque, il loro ruolo è ovviamente dimenticato. E invece basta dare una occhiata allo specchietto retrovisore, per rendersene conto.