Funerale dei giovani torresi, il cardinale Sepe attacca: “Uccisi dalla violenza dell’uomo”
Un'enorme folla quella che all'interno ed all'esterno della Basilica Pontificia della Santa Croce di Torre del Greco ha voluto dare l'ultimo saluto a Giovanni Battiloro, Antonio Stanzione, Gerardo Esposito e Matteo Bertonati, i quattro ragazzi torresi morti nella tragedia di Genova, che ha visto crollare il viadotto dell'A10 Genova-Ventimiglia sul torrente Polcevera.
Ad ufficiare la cerimonia anche il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che non ha risparmiato dure critiche alle istituzioni. "Questo è un giorno intenso e doloroso, come lo fu quello del calvario di Gesù", ha detto Sepe, che poi ha puntato il dito: "Ma perché sono morti? Sono vittime della natura? No. Sono vittime di malattie? No. Sono vittime di imprudenza? Neanche, erano rispettosi delle regole. Sono vittime del destino? Ma quale destino, il destino non esiste, siamo liberi di fare le nostre scelte", ha tuonato Sepe, "E' giusto allora chiedersi perché siano morti, non per giustizialismo o sensazionalismo, ma per rispetto della famiglia e amore di verità. Vogliamo sapere perché sono morti, ogni vita è sacra e va difesa, rispettata, tutelata e con loro non è stato fatto: non si può morire per negligenza, incuria, superficialità, burocratismo. Questa è violenza contro le persone, contro la società", ha aggiunto ancora Sepe.
Già stamattina, al loro rientro a Torre del Greco, le salme sono state accolte da genitori ed amici fin dall'uscito del casello autostradale dell'A3, con un lungo applauso e tante lacrime. Centinaia tra parenti ed amici sono poi scoppiati in lacrime all'arrivo delle quattro giovani salme nella Basilica Pontificia della Santa Croce di Torre del Greco. Fuori la Basilica, le parole strazianti del padre di Giovanni Battiloro, Roberto, che ha parlato chiaramente ai giornalisti: "Mio figlio è stato ammazzato, vittima di un destino beffardo ma anche di chi non ha pensato che su quel ponte potevano esserci dei figli di gente oggi disperata. Mio figlio non è morto, è stato ammazzato. Lo Stato non ha saputo tutelarlo. La collega Milena Gabanelli ha realizzato sei anni fa un reportage molto preciso sulle condizioni del ponte di Genova. Reportage che abbiamo già consegnato alla Procura di Genova", ha aggiunto ancora il padre del giovane torrese scomparso nel crollo del ponte Morandi.