Giorno della Candelora a Napoli, i riti e le tradizioni
Quanne arriva ‘a Cannelora d’a vernata simmo fore, ma si chiove o mèna viente', quaranta juorne ‘e male tiempe‘. È solo uno dei tanti detti regionali che celebrano il giorno della Candelora, atteso in Campania, secondo la tradizione, anche perché considerato presago delle condizioni climatiche dei quaranta giorni successivi al 2 febbraio. A Napoli, tale ricorrenza è nota soprattuto perché giorno di preparazione del famoso migliaccio, dolce campano che affonda le sue origini nel lontano Seicento, quando le suore del monastero di Santa Rosa da Lima, a Conca dei Marini, nella costiera amalfitana, diedero il via alla tradizione preparandolo proprio il 2 febbraio. Tuttavia, la festa cattolica si celebra per ricordare la presentazione di Gesù Bambino al Tempio quaranta giorni dopo la nascita, dopo l'avvenuta purificazione della Madonna. A quel tempo, le donne che partorivano erano considerate impure e dovevano attendere 40 giorni per presentare il figlio al Tempio. Da qui la tradizioni di accendere e benedire le candele e il nome Candelora.
La Candelora e la Juta dei femminielli a Montevergine
A Napoli sono diversi i riti che commemorano l'avvenimento biblico e proprio a Napoli è vivo il ricordo della Juta dei femminielli a Montevergine. La tradizione vuole che nel 1256 la Madonna salvasse una coppia di giovani omosessuali esiliati dalla città e incatenati a un albero su una montagna di Montevergine. Il prodigio, avvenuto proprio il 2 febbraio ad opera di Mamma Schiavona (l’icona medievale di Maria in trono) e interpretato come una benedizione soprannaturale alle coppie omosessuali diede il via alla tradizionale processione al Santuario di Montevergine inaugurando una tradizione di devozione degli omosessuali a Maria. Ogni anno, in quella data, si svolge un pellegrinaggio al santuario che vede un tripudio di canti, balli e travestimenti, in un rituale che coniuga sacro e pagano.