Giuseppe, 30 anni, morì a Capodanno per un proiettile vagante: il caso si riapre dopo 10 anni
Un mistero senza soluzione da dieci esatti. Le analisi condotte con un sofisticato microscopio in 3d e un drone d'ultima generazione potrebbero riaprire il caso di Giuseppe Veropalumbo, ucciso da un proiettile vagante nella notte di Capodanno del 2018. Quando è stato colpito si trovava in casa sua, al nono piano di un palazzo in corso Vittorio Emanuele III a Torre Annunziata.
Gli agenti del commissariato hanno effettuato nuovi rilievi, hanno recuperato i frammenti di un'ogiva conficcata nella parete dell'edificio, proprio accanto alla finestra dell'appartamento di Veropalumbo, e hanno cercato di ricostruire l'esatta traiettoria del proiettile che ha ucciso il 30enne. Dopo dieci anni di buio le nuove tecnologie potrebbero aiutare gli investigatori a fare luce sulle cause della morte dell'uomo.
Su Facebook la moglie Carmela ha confermato la riapertura delle indagini: "La riapertura delle indagini sull’assassinio di mio marito Giuseppe Veropalumbo ha riacceso in me ed in Ludovica la speranza che il responsabile (o i responsabili) della nostra tragedia umana e familiare possa essere finalmente assicurato alla giustizia. Al di là del risultato cui porteranno gli accertamenti compiuti dagli inquirenti non posso che rinnovare la mia fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine. In tutti questi anni non abbiamo mai rinunciato a far sentire la nostra voce, attraverso iniziative, manifestazioni, incontri, cortei, appelli. Il nostro impegno sociale continuerà, se possibile con maggiore determinazione, per arrivare, una volta per tutte, all’accertamento della Verità. Solo così, infatti, la morte di Giuseppe non sarà stata vana…"
