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“Giustizia per Maikol”: il presidio anticamorra per il 27enne ucciso a Forcella

Residenti e associazioni del centro storico di Napoli si riuniti per invocare l’intervento dello Stato nelle zone a rischio del capoluogo partenopeo. Lo scorso 31 dicembre, Maikol Giuseppe Russo è stato ucciso per errore nell’ennesimo agguato di camorra. Il padre: “Non so se potrò superare questo dolore”.
A cura di Angela Marino
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Si sono radunati a pochi giorni dall'agguato che ha strappato a Forcella l'ennesima vittima innocente. Sono gli amici di Maikol Giuseppe Russo,  il 27enne ucciso il 31 dicembre, per errore, in piazza Calenda a Forcella, a Napoli, insieme a loro, parrocchie e associazioni del territorio scese in piazza contro la camorra lo scorso 5 dicembre nel rione Sanità. Sono in 50 circa, tra cui il papà di Maikol, Antonio Russo. Sono passati solo pochi giorni dai funerali del ragazzo, avvenuti nell'assenza dei rappresentanti delle istituzioni nella zona tenuta in ostaggio dalla clan. "Ho fatto bene il mio lavoro di padre, non ho la bacchetta magica per farlo tornare indietro". Dice Antonio Russo.

"Ho 50 anni – continua il papà di Maikol – e con una bancarella in questa realtà ho cresciuto bene i miei figli". Maikol, infatti, era noto nella zona perché vendeva calzini per sbarcare il lunario. Un espediente per tirare avanti onestamente. "Chiedo rispetto per me, la mia famiglia e mio figlio – afferma Antonio Russo, alludendo – io non so nemmeno se riesco a superare questo momento per il dolore". "Oggi – conclude – non mi interessa delle telecamere di videosorveglianza spente". Il giorno della tragica morte del giovane –  freddato in un agguato il cui obiettivo era probabilmente un rampollo dei clan storici della zona – le telecamere che puntavano sulla scena del crimine erano fuori servizio.

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