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I carabinieri trovano le due donne che picchiarono medico all’ospedale San Giovanni Bosco

Dopo la denuncia del medico picchiato al pronto soccorso dell’Ospedale San Giovanni Bosco, i carabinieri risalgono all’identità degli aggressori. Si tratta di due donne, sono una 39enne di Secondigliano e una 47enne di Capodichino, entrambe incensurate. Denunciate per lesioni personali aggravate, violenza ad un pubblico ufficiale ed interruzione di pubblico servizio.
A cura di Redazione Napoli
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Avevano aggredito ferocemente un medico di turno al Pronto Soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco perché non volevano lasciare, come previsto dal regolamento di apertura e chiusura dei reparti al pubblico, la stanza dedicata alle visite. Nel giro di 20 giorni circa i carabinieri della stazione San Giuseppe  su Napoli hanno identificato le 2 donne che la sera del 20 agosto furono protagoniste del pestaggio della dottoressa, cui. procurarono un trauma al viso e lesioni varie a braccia e gambe giudicate guaribili in 30 giorni.

Dopo la denuncia sporta dal medico, i carabinieri sono infatti risaliti all'identità delle due e le hanno denunciate alla Procura della Repubblica di Napoli per lesioni personali aggravate, violenza ad un pubblico ufficiale ed interruzione di pubblico servizio. Le donne sono entrambe napoletane: sono una 39enne di Secondigliano e una 47enne di Capodichino, entrambe risultate senza precedenti penali. La vicenda costò cara anche ad una guardia giurata, stata sospesa dal servizio per non aver impedito alle due di entrare in ospedale.

È di questi mesi la campagna di sensibilizzazione di gran parte del mondo medico per chiedere maggior tutela quindi ottenere aggravanti a carico degli aggressori. Non sono inusuali scene del genere nei presidi sanitari partenopei, dove peraltro anche la qualità dell'assistenza sanitaria, le lunghe attese e gli spazi spesso cadenti e degradati, sono fonte di forte frustrazione anche per coloro che  attendono risposte o assistenza. Dunque è all'ordine del giorno la tensione tra medici, infermieri, vigilantes, pazienti o parenti di questi ultimi, tuttavia a volte questa tensione verbale trascende in  inaccettabili atti di violenza che  stanno aumentando esponenzialmente.

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