I segreti dietro la morte di Giò, la camorrista che voleva essere un uomo
I killer volevano solo punire Giò per una partita di droga non pagata o volevano estorcerle dei segreti? Questo uno dei punti oscuri dell'omicidio di Giovanna Arrivoli, detta Gio, rapina uccisa e gettata in una fossa alla periferia di Melito, ai confini del regno degli Scissionisti di Scampia. Gio, 41anni, gestiva il bar Bleu Moon, in via Lussemburgo, nel cuore del quartiere 219.
Proprio quel locale era considerato il crocevia della cosca nata dalla scissione con i Di Lauro della periferia di Napoli. Da lì, passano le decisioni e le informazioni sul traffico di droga che regge gli affari del clan. Ma non solo quelle. Cosa sapeva Giò della morte di Luigi Di Rupo, ucciso il 5 gennaio in un bar di Melito e di quella di Davide Tarantino, 43 anni, vittima di lupara bianca, scomparso il 26 febbraio scorso, e la cui morte potrebbe essere ricollegata a quella del giovane di Rupo? Dove si colloca la morte di Gio in questa trafila di omicidi? Potrebbero essere attori di una faida interna al clan? Un segreto che Giò, come altri, si porterà nella tomba.
Giovanna Arrivoli è stata rapita nel pomeriggio del 7 maggio scorso. La sua scomparsa è stata denunciata dalla compagna, la donna che per una vita era stata accanto alla camorrista dai modi duri, che per somigliare a un uomo si era fatta anche recidere il seno. Dopo alcune ore i carabinieri hanno trovato il corpo della 41enne in un fosso in via Giulio Cesare, riverso a faccia in giù. Non è chiaro cosa sia successo nelle ore in cui è stata rapita e se a Giò sia stato estorto qualche segreto: i segni sul suo corpo parlano di tre spari, due alla testa e uno al cuore. Per la sua morte è stato fermato un uomo, accusato di aver occultato il cadavere.