I tre napoletani scomparsi in Messico “venduti” dalla polizia locale a criminali: tre arresti
Potrebbe esserci un'ulteriore svolta nella vicenda della scomparsa di tre cittadini italiani in Messico. I media locali, citando fonti federali, hanno infatti annunciato l'arresto di tre agenti della polizia locale della città di Tecalitlan, nello stato di Jalisco, dove i tre connazionali erano stati visti per l'ultima volta. Un quarto poliziotto sarebbe al momento ricercato. L'accusa è che i rappresentanti delle forze dell'ordine abbiano consegnato i tre cittadini italiani, tutti originari del Napoletano, a uno dei gruppi armati attivi nella zona. Non è ancora chiaro però il motivo: negli scorsi giorni era circolata la notizia di una sorta di ritorsione che la malavita locale aveva messo in atto nei confronti dei tre napoletani, tutti imparentati tra loro, dopo una truffa compiuta da uno dei tre ai danni di un malavitoso.
Ancora nessuna notizia dei tre connazionali
Il destino di Raffaele e Antonio Russo, padre e figlio di 60 e 25 anni e di Vincenzo Cimmino, 29enne nipote del primo, è ancora ignoto. I tre, che a quanto pare vendevano generatori elettrici, sono stati visti per l'ultima volta a Tecalitlán lo scorso 31 gennaio. Lo scorso martedì, le autorità italiane – tra cui un rappresentate della polizia e uno dell'ambasciata – e l'Interpol avevano fatto il punto della situazione incontrando il segretario generale dello stato di Jalisco, Roberto Lopez Lara, il procuratore generale Raul Sanchez Jimenez e il procuratore regionale Fausto Mancilla Martinez. Successivamente media locali avevano riferito che 33 agenti della polizia locale di Tecalitlán, tutti quelli in servizio il 31 gennaio, erano stati indagati. Adesso l'arresto di alcuni di loro: non è raro che le forze dell'ordine agiscano al servizio dei gruppi criminali della zona, che è la roccaforte di una delle organizzazioni criminali più potenti del Messico, il Cartel Jalisco Nueva Generación.