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I tumori sono sempre esistiti: la scoperta sulle mummie di San Domenico Maggiore

Un’equipe dell’Università di Pisa, analizzando le mummie conservate nella Chiesa di San Domenico Maggiore, nel cuore del centro storico di Napoli, ha scoperto tre casi di tumori in tre uomini risalenti al Quattrocento.
A cura di Valerio Papadia
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Piazza San Domenico Maggiore Napoli

In una terra come la Campania, avvelenata dalla Terra dei Fuochi, lo studio delle malattie neoplasiche, i cosiddetti tumori, è particolarmente sentito. Una ricerca dell'equipe della Divisione di Paleontologia dell'Università di Pisa, pubblicata sulla rivista medica specializzata Lancet Oncology, ha rivelato però che il cancro esiste sin dall'antichità. Lo studio del gruppo di ricerca, guidato da Valentina Giuffra, è stato effettuato sulle mummie custodite nella sacrestia della Chiesa di San Domenico Maggiore, nel cuore del centro storico di Napoli.

La ricerca si è concentrata dunque sulle 11 mummie – 10 uomini e una donna – conservate nella chiesa partenopea e datate tra il Quattrocento e il Cinquecento: di queste, tre avevano sviluppato malattie neoplasiche. I malati, di età compresa tra i 55 e i 70 anni, sono illustri: si tratta del duca Ferdinando Orisini di Gravina, colpito da un tumore cutaneo al volto; del re Ferrante I d'Aragona, colpito da un cancro al retto; e del principe Luigi Carafa di Stigliano, affetto da un principio di neoplasia al colon.

Secondo gli autori della ricerca, i risultati evidenziati sono molto importanti e tratteggiano un ritratto delle malattie neoplasiche non molto distante da quello odierno. A cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, il 27 percento della popolazione era malata di cancro: un data che non si discosta molto dalla media del 31 percento che si registra nei paesi industrializzati di oggi. La ricerca di informa i malati di tumori erano perlopiù uomini al di sopra dei 55 anni e appartenenti ad una classe sociale elitaria, ovvero la corte Aragonese di Napoli.

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