Il 24 agosto del 79 d.C. l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei

Sulla pagina Facebook del Parco Archeologico di Pompei, questa mattina, sono apparse foto molto evocative, raffiguranti affreschi di epoca romana che testimoniano l'evento che, incontrovertibilmente, ha segnato la città: l'eruzione del Vesuvio che, nel 79 d.C., distrusse la città – insieme a Ercolano e a Stabia – e che secondo i rilievi sarebbe occorsa proprio oggi, il 24 agosto. La datazione dell'eruzione è stata effettuata dall'analisi filologica di una lettera di Plinio il Giovane – unico testimone dell'eruzione ad averne parlato esplicitamente – a Tacito. Come si legge sulla pagina Facebook degli Scavi di Pompei, in accompagnamento alla foto dell'affresco raffigurante Bacco e il Vesuvio proveniente dalla cosiddetta Casa del Centenario (è conservato al Museo Nazionale di Napoli) si legge, in riferimento a quel giorno: "Improvvisamente il vulcano si sveglia da un sonno durato oltre 1500 anni: il magma sale in superficie attraverso una serie di forti esplosioni. Una colonna eruttiva di gas, vapori e frammenti litici, in veloce ascesa, cresce progressivamente. Gli abitanti di Pompei e degli altri centri vicini assistono a questo spettacolo increduli, con un misto di curiosità e panico, mentre una pioggia di pietre e pomici bianche, sempre più fitta, si riversa sulle città".
Plinio il Giovane, testimone dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Come detto, Plinio il Giovane è l'unico testimone diretto che ha parlato dell'eruzione del Vesuvio che ha distrutto Pompei e l'area circostante nel 79 d.C. Sappiamo che, quel giorno, lo scrittore romano era a Miseno a casa dello zio Plinio il Vecchio, famoso ammiraglio dell'esercito romano e comandante della flotta di stanza in quel porto. Come si legge sulla pagina del Parco Archeologico di Pompei, che riporta un passaggio di una lettera di Plinio, questi narra dell'eruzione e lascia presagire anche della morte di suo zio, travolto anch'egli dai lapilli e dalla lava: "Il 24 Agosto, verso l'una del pomeriggio, mia madre attirò l’attenzione di mio zio su una nube di straordinaria forma e grandezza. […] Si elevava in alto, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna [si seppe poi che era il Vesuvio]: nessun'altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la forma. […] Nella sua profonda passione per la scienza, mio zio stimò che si trattasse di un fenomeno molto importante e meritevole di essere studiato più da vicino. Pertanto, ordinò che si preparasse una liburnica, offrendomi, se volevo, la possibilità di andare con lui. Risposi che preferivo studiare: era stato egli stesso, infatti, ad assegnarmi qualcosa da scrivere. […] In gran fretta si diresse là, da dove gli altri fuggivano, navigando diritto tenendo il timone verso il luogo del pericolo con animo così impavido da dettare o annotare egli stesso ogni nuova fase e ogni aspetto di quel terribile flagello, come gli si veniva presentando allo sguardo. Oramai, quanto più si avvicinavano, la cenere cadeva sulle navi sempre più calda e più densa, vi cadevano ormai anche pomici e pietre nere, corrose e frantumate dal fuoco; poi, improvvisamente, si trovarono in acque basse e una frana della montagna impediva di accostarsi al litorale. Dopo una breve esitazione, indeciso se tornare indietro, al pilota che lo esortava a farlo, disse: ‘La fortuna aiuta gli audaci; drizza la prora verso la villa di Pomponiano a Stabiae'".