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Il boss Antonio Lo Russo inviava pizzini agli affiliati dal carcere, arrestato poliziotto

Un agente della Polizia Penitenziaria, in servizio nel carcere de L’Aquila, è stato arrestato dalla Dia: è accusato di avere fatto da tramite per il clan Lo Russo, consegnando i pizzini del boss detenuto Antonio Lo Russo agli affiliati e facendo arrivare in cella le risposte, in modo da consentire al reggente dei “Capitoni” di guidare il clan malgrado fosse sottoposto al regime del 41bis.
A cura di Nico Falco
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L'ex boss Antonio Lo Russo
L'ex boss Antonio Lo Russo

Un agente della Polizia Penitenziaria, originario del Napoletano e in servizio nel carcere de L'Aquila, è stato arrestato dalla Direzione Investigativa Antimafia con l'accusa di concorso in corruzione continuata e aggravata dalle finalità mafiose. Per gli inquirenti era il tramite che il boss della camorra Antonio Lo Russo, detenuto nel carcere abruzzese, usava per contattare gli affiliati del suo clan; faceva da "ufficiale di collegamento", permettendo al capoclan di coordinare le attività criminali della cosca malgrado fosse sottoposto al regime del 41bis, quello del cosiddetto carcere duro. Antonio Lo Russo, arrestato nell'aprile 2014 a Nizza, è diventato collaboratore di giustizia il 4 novembre del 2016.

Luigi Cossentino, 45 anni, originario di Ottaviano (Napoli), secondo le indagini avrebbe stretto un patto con il capo del clan dei "Capitoni", con roccaforte nel quartiere Miano e in passato egemone su gran parte dell'area settentrionale e centrale di Napoli. I pizzini sarebbero stati usati per accertarsi che le vittime del racket continuassero a pagare il pizzo e per impartire disposizioni agli affiliati rimasti in libertà. In cambio dei suoi servizi il poliziotto avrebbe incassato complessivamente seimila euro.

Al termine delle indagini è arrivato il provvedimento cautelare, firmato dal gip di Napoli Emilia di Palma. La comunicazione, hanno appurato gli investigatori, era bidirezionale: Cossentino non solo faceva arrivare gli ordini agli affiliati, ma riceveva anche le risposte e poi le recapitava al boss detenuto. Indagini sono in corso per accertare se l'agente avesse fatto da collegamento da e per l'esterno anche per altri detenuti.

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