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Il boss Raffaele Cutolo dal carcere: “Vogliono farmi pentire, ma non tradirò mai”

Il boss Raffaele Cutolo, condannato a quattro ergastoli dal 1995 in regime di 41 bis, intervistato da “il Mattino” nel supercarcere di Parma rivela: “Mi hanno offerto di stare con mia moglie, ma io non mi vendo”. Ma ammette: “Ho fatto tanto male, ed è giusto che io sia qua dentro. Avevo un mio ideale, ma quello che ho fatto era sbagliato”.
A cura di Redazione Napoli
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"Vogliono farmi pentire, ma io non tradirò mai". Raffaele Cutolo, l'indiscusso boss della Nuova Camorra Organizzata che per anni ha seminato il terrore a Napoli e in tutta la Campania, imponendo le sue leggi a chiunque con le buone e con le cattive, non cambia idea neanche dopo una lunga permanenza in carcere a cui è sottoposto. Sta scontando quattro ergastoli dal 1995 in regime di 41 bis, ma non sembra intenzionato a collaborare con lo Stato, nonostante sia provato dai tantissimi anni passati dietro le sbarre.

Intervistato da Antonio Mattone de "il Mattino", Raffaele Cutolo è un fiume in piena. "Ho sbagliato, lo riconosco, ma che senso ha ridurmi in questo stato?", ha spiegato l'ex-boss. Il riferimento è al regime di 41 bis a cui è sottoposto nel carcere di Parma, dove si trova oggi. L'unica apertura alla legalità la fa in riferimento ai giovani, ai quali consiglia di puntare sul lavoro: "Non c'è futuro dentro al carcere, i giovani devono cercare altre strade con il lavoro", ha aggiunto ancora Cutolo. Che però non cambia idea sulla durezza del 41 bis, tanto da spiegare di aver rinunciato "anche all'ora d'aria, preferisco stare chiuso in stanza".

Ma neanche l'aver passato buona parte della vita in carcere, e sapere che non ne uscirà più, sembra averlo convinto a fare un ultimo,  decisivo passo indietro. "Mi hanno offerto di stare con mia moglie, era circa due anni fa", ha spiegato ancora Cutolo, "ma io non mi vendo, neanche per l'amore". Solo alla fine della lunga intervista, però, ammette: "Ho fatto tanto male, ed è giusto che io sia qua dentro. Avevo un mio ideale, ma quello che ho fatto era sbagliato".

Da giovane omicida a "Vangelo" della Nuova Camorra Organizzata

La storia di Raffaele Cutolo è nota a tutti: nato il 10 dicembre nel 1941 in un'Italia che si apprestava ad essere devastata dalla guerra che a breve sarebbe arrivata anche sul "suolo natio", finì in carcere giovanissimo per l'omicidio di un coetaneo, e là divenne lo spietato boss delle Nuova Camorra Organizzata, una potente strutturala piramidale e paramilitare che in poco tempo arrivò a controllare tutti i traffici illeciti di Napoli, arrivando anche ad avere ramificazioni a Salerno, Foggia e perfino a Milano.

Il culto della personalità di Raffaele Cutolo non ha avuto eguali: venerato ai limiti della santità cattolica, tanto da essere soprannominato "il Vangelo" oltre ad essere l'indiscusso vertice dell'organizzazione, per quasi vent'anni ha dettato legge in tutta Napoli ed aveva fortissimi influenze anche altrove. Condannato a 4 ergastoli da scontare dal 1995 in regime di 41 bis, Raffaele Cutolo ha anche più volte criticato il regime del carcere duro, che a suo parere sarebbe una violazione dei diritti umani, tanto da aver anche dichiarato di preferire piuttosto la pena di morte.

L'amore di Immacolata Iacone

Nel 1983, Cutolo si è sposato con Immacolata Iacone che all'epoca aveva solo 17 anni e lui venti di più ed è già in carcere, oltre ad essere da un decennio il deus ex machina della Nuova Camorra Organizzata. Trentasei anni dopo, Immacolata è ancora la sua compagna di vita, sebbene i loro contatti siano stati pochissimi. In una lunga intervista rilasciata a Fanpage.it, Immacolata Iacone ha ricordato più volte le delicate condizioni del marito: "È un uomo malato, merita rispetto", ha spiegato la donna. Ma lui, Cutolo, condannato a quattro ergastoli, le porte del carcere non sembrano destinate a riaprirsi.

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