Dal primo giugno il deposito del Garittone, tra via Miano e via Nuova San Rocco, alla periferia settentrionale di Napoli, rischia di chiudere: troppo alti i costi di gestione, stimati intorno agli 800mila euro all'anno, per un'azienda come l'Anm già sull'orlo del precipizio. Chi scrive ha vissuto per quasi un anno di fronte Porta Piccola del Bosco di Capodimonte, tra via Miano e viale Colli Aminei, a poche centinaia di metri proprio dal deposito, e sa bene cosa significa, ogni giorno, dover fare i conti con un sistema di trasporti già ridotto all'osso – ci sono solo gli autobus – per raggiungere il centro storico o le "vicine" stazioni della metropolitana (Frullone, Chiaiano e Piscinola): chiudere il Garittone significa lasciare isolate 500mila persone, l'intera area Nord, che già, come detto, si trova a dover convivere con un sistema di trasporti che fa acqua da tutte le parti, che comporta attese interminabili – aspettare il 168 per un'ora, sotto la pioggia, alla metro di Frullone – e mezzi a dir poco sovraffollati.
È per questo che da due giorni i sindacati e i lavoratori dell'Anm non permettono agli autobus che fanno deposito al Garittone – e sono tanti: 143, 144, 139, 162, 165, 168, C36, C38, C65, C67, C76, C78 e 183 – di uscire, paralizzando, di fatto, la circolazione in tutta l'area settentrionale del capoluogo campano. La chiusura del deposito comporterebbe il parcheggio dei summenzionati autobus nei depositi di piazza Carlo III e di Cavalleggeri, dilatando esponenzialmente i tempi di percorrenza, e di attesa, degli autobus che servono Napoli Nord: come detto, mezzo milione di persone, che ogni giorno devono già affidarsi al caso, alla fortuna, alla provvidenza, per raggiungere il lavoro, la scuola, un famigliare in ospedale, o semplicemente per concedersi una passeggiata, rischiano di rimanere abbandonati a sé stessi, isolati dal resto della città. Magari, invece di pensare all'abbattimento di edifici fatiscenti, per far rinascere una zona di Napoli troppo spesso emarginata, additata, bisognerebbe pensare a potenziare i servizi e le infrastrutture e non ad eliminarli del tutto.