La senatrice leghista storpia il dialetto napoletano: arriva la correzione sullo ‘scarrafone’
Il dialetto napoletano va rispettato, anche al Senato: e così, sul resoconto dell'ultima discussione avvenuta a Palazzo Madama, è stata imposta una rettifica sul proverbiale modo di dire tutto napoletano che "ogne scarrafone è bell' a mamma soja", che in italiano vuol dire letteralmente "ogni scarafaggio è bello per sua madre", di facilissima interpretazione metaforica.
La frase, pronunciata in senato da Maria Cristina Cantù, senatrice varesotta in forza alla Lega Nord, era stata trascritta come "ogni scarrafone è bello a mamma sua", ma è stato poi corretto con apposita rettifica con la versione napoletana corretta. Non si tratta di un semplice "cavillo": il dialetto napoletano (da non confondere con la lingua napoletana) è infatti da sempre "discusso" proprio perché in mancanza di una grammatica certa viene spesso storpiato in vario modo nella sua parte scritta. Trattandosi, inoltre, del dialetto parlato esclusivamente nella città di Napoli, è in parte diverso anche da quello parlato nella provincia (che a sua volta si suddivide in vari dialetti: quello vesuviano più limitrofo alla zona est di Napoli è quello che più assomiglia al dialetto partenopeo, per poi differenziarsi in maniera drastica man mano che si "discende" la provincia andando verso Salerno; stesso discorso linguistico per la zona nord e quella occidentale, sfociando nel casertano nel primo caso e nel puteolano nel secondo), risulta ancora oggi molto difficile da rappresentare per iscritto. Ma alcune espressioni, come appunto quella dello scarrafone, sono diventate iconiche: anche Pino Daniele, del resto, la cita in una sua canzone "fissandone" a sua volta la corretta ortografia. Quella che, alla fine, è stata aggiunta nel resoconto del Senato.