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Il micro cellulare usato dai camorristi in carcere, nascosto fra i glutei

Alcuni detenuti nel carcere di Secondigliano erano riusciti a ottenere e usare micro cellulari grandi quanto un accendino. Li tenevano nascosti nelle parti intime e così potevano comunicare all’esterno. Gli apparecchi sequestrati dalla polizia penitenziaria partenopea. Che chiede più mezzi per i controlli.
A cura di Redazione Napoli
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A sentirla raccontare è un misto fra una Spy story con accessori alla James Bond e l'episodio dell'orologio di Butch in Pulp Fiction di Tarantino. Fatto sta che la polizia penitenziaria ha sequestrato nel carceee di Secondigliano, Napoli cinque microtelefoni cellulari, che i detenuti nascondevano nelle parti intime. Gli apparecchi sono stati trovati, nell'arco delle scorse 48 ore, durante una perquisizione.

Si tratta di apparecchi cinesi grandi poco più di un accendino, che chi riesce a usare tiene fra i glutei. È inutile ricordare che in regime di detenzione ogni rapporto con l'esterno è vietato. "È stato grazie a una intensa attivita' di intelligence – commenta Ciro Auricchio, segretario regionale dell'Uspp – che è stato possibile sequestrarli. Invitiamo l'amministrazione penitenziaria – prosegue il sindacalista – a fornire agli agenti strumenti tecnologici per contrastare il fenomeno e a dotare gli istituti di pena di sistemi di schermatura soprattutto per contrastare la criminalita' organizzata".

Auricchio chiede che la polizia penitenziaria venga messa in condizione di fronteggiare anche la minaccia "attualissima, dei droni che trasportano oggetti pericolosi". Infine, il sindacato della penitenziaria chiede l'introduzione di uno specifico reato per contrastre l'introduzione e la detenzione dei cellulari in carcere, come già fatto in alcuni paesi europei, come in Portogallo, dove la pena va da uno a tre anni".

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