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Il procuratore antimafia Cafiero de Raho: “I giocatori del Napoli hanno rapporti coi camorristi”

Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia, ha parlato di mafia e di sport e della loro stretta correlazione, durante un intervento al corso per formatori tecnici di taekwondo a Formia. E si è soffermato anche sui rapporti dei calciatori del Napoli con la camorra “nessun caso specifico, è un’analisi generale”.
A cura di Chiara Ammendola
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Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho
Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho

Si è soffermato anche sui rapporti tra i calciatori del Napoli e la camorra, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, intervenuto ieri, sabato 12 ottobre, a Formia, durante il corso formatori tecnici di taekwondo. Parlando di mafia e di sport e della presenza della prima nel vasto mondo della seconda, in particolare proprio del calcio, Cafiero De Raho ha specificato che sono tante le strade utilizzate dalla mafia per addentrarsi nelle dinamiche sportive, dal bagarinaggio alle influenze negli incontri, dall'acquisto di piccole società sportive sino alla corruzione e al doping. Ma c'è spazio anche per dei veri e proprio contatti diretti con gli sportivi, come i calciatori del Napoli che hanno contatti con i camorristi.

Calcio e camorra a Napoli: Bene la stretta di De Laurentiis

Nessun caso specifico, tiene a precisare il procuratore antimafia, ma una situazione presente. E in tal senso giunge il plauso per il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che ha inserito una clausola generale di contratto che impone a tutti i calciatori della squadra di non avere relazioni con soggetti legati a ogni forma di criminalità. "L'antidoto a tutto questo sono le regole e chi opera nello sport e chi lavora nello sport deve ancora di più reagire alle situazioni che creano scorrettezze – le parole di Cafiero De Raho – il coraggio è l'arma per combattere la criminalità". "Le mafie in Italia oggi traggono profitti economici enormi quantificabili in 30 miliardi di euro l’anno – ha continuato il procuratore – Una cifra immensa. Questi soldi vengono poi fatti confluire nella cosiddetta economia legale sotto varie forme. E qui subentra purtroppo anche lo sport".

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